05/12/2012, 00.00
VATICANO
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Papa: l'Avvento, quando il "Progetto di Dio" si manifesta

Si rinnova la certezza che "Dio è presente e nel mondo per portare a pienezza il suo piano di amore", per il quale "esistiamo nella mente di Dio prima ancora della creazione del mondo, per essere suoi figli in Gesù Cristo". Su Twitter nel solo primo giorno di apertura dell'account @pontifex ci sono già oltre 500mila "follower". Appello per il Congo.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il tempo di Avvento, nel quale ci troviamo, è quello nel quale, pur nelle difficoltà, si rinnova la certezza che "Dio è presente e nel mondo per portare a pienezza il suo piano di amore", per il quale "esistiamo nella mente di Dio prima ancora della creazione del mondo, per essere suoi figli in Gesù Cristo".

E' "il progetto di Dio per l'umanità" del quale Benedetto XVI ha parlato alle ottomila persone presenti nell'aula Paolo VI per l'udienza generale. L'ultima non accompagnata dai tweet del Papa, che da mercoledì prossimo userà di questo mezzo per il quale, nel solo primo giorno di apertura dell'account @pontifex ci sono già oltre 500mila "follower".

Il Papa ha indicato nella Lettera agli Efesini il "modo" nel quale vivere questo tempo liturgico. Paolo eleva una preghiera di benedizione a Dio, che ha come tema "il progetto di Dio nei confronti dell'uomo, definito con termini pieni di gioia, di stupore e di ringraziamento, come un disegno di benevolenza, di misericordia e di amore".

San Paolo "guarda al suo agire nella storia della salvezza, culminato nell'incarnazione, morte e risurrezione di Gesù, e contempla come il Padre celeste ci abbia scelti prima ancora della creazione del mondo, per essere suoi figli adottivi, nel suo Figlio". "Noi esistiamo quindi fin dall'eternità nella mente di Dio, in un grande progetto che il Padre ha custodito in se stesso e che ha deciso di attuare e di rivelare «nella pienezza dei tempi». San Paolo ci fa comprendere, quindi, come tutta la creazione e, in particolare, l'uomo e la donna non siano frutto del caso, ma rispondano ad un disegno di benevolenza della ragione eterna di Dio che con la potenza creatrice e redentrice della sua Parola dà origine al mondo. Questa prima affermazione ci ricorda che la nostra vocazione non è semplicemente esistere nel mondo, essere inseriti in una storia, e neppure soltanto essere creature di Dio; è qualcosa di più grande: è l'essere scelti da Dio, ancora prima della creazione del mondo, nel Figlio, in Gesù Cristo. In Lui noi esistiamo, per così dire, già da sempre. Dio ci contempla in Cristo, come figli adottivi".

 Il "disegno di benevolenza" di Dio, che viene qualificato dall'Apostolo anche come "disegno di amore", è definito "il mistero" della volontà divina, che "non è rimasto, per così dire, nel silenzio di Dio, nell'altezza del suo Cielo, ma Egli lo ha fatto conoscere entrando in relazione con l'uomo, al quale non ha rivelato solo qualcosa, ma Se stesso. Egli non ha comunicato semplicemente un insieme di verità, ma si è auto-comunicato a noi, fino ad essere uno di noi, ad incarnarsi".

In questa prospettiva l'atto di fede "è la risposta dell'uomo alla rivelazione di Dio, che si fa conoscere, che manifesta il suo disegno di benevolenza; è, per usare un'espressione agostiniana, lasciarsi afferrare dalla Verità che è Dio, una Verità che è Amore. Per questo san Paolo sottolinea come a Dio, che ha rivelato il suo mistero, si debba «l'obbedienza della fede», l'atteggiamento con il quale «l'uomo liberamente si abbandona tutto a Lui, prestando la piena adesione dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli dà. Obbedienza non è un atto di costrizione, è un abbandonarsi all'oceano della bontà di Dio. Tutto questo porta ad un cambiamento fondamentale del modo di rapportarsi con l'intera realtà, tutto appare in una nuova luce; si tratta di una vera conversione, un cambiamento di mentalità, perché il Dio che si è rivelato in Cristo e ha fatto conoscere il suo disegno, ci afferra, ci attira a Sé, diventa il senso che sostiene la vita, la roccia su cui essa può trovare stabilità".

Al termine dell'udienza, infine, Benedetto XVI ha lanciato un nuovo appello per la Repubblica democratica del Congo da dove "continuano ad arrivare segnali di una grave crisi umanitaria": "a gran parte della popolazione mancano i mezzi di primaria sussistenza e migliaia di abitanti sono costretti ad abbandonare le loro case per cercare rifugio altrove". "Rinnovo il mio appello per il dialogo e la riconciliazione e chiedo alla comunità internazionale di adoperarsi per sovvenire ai bisogni della popolazione".

 

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