23/09/2019, 12.31
VATICANO
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Papa: la Chiesa comunichi con la testimonianza, senza paura

“Comunicare con la testimonianza, comunicare coinvolgendosi nella comunicazione, comunicare con i sostantivi delle cose, comunicare da martiri, cioè da testimoni di Cristo: da martiri”. E’ il compito che Francesco vede affidato a coloro che nella Chiesa si occupano di comunicazione, evidenziato oggi nell’udienza al Dicastero per la comunicazione.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Comunicare con la testimonianza, comunicare coinvolgendosi nella comunicazione, comunicare con i sostantivi delle cose, comunicare da martiri, cioè da testimoni di Cristo: da martiri”. E’ il compito che papa Francesco vede affidato a coloro che nella Chiesa si occupano di comunicazione, evidenziato oggi nell’udienza al Dicastero per la comunicazione.

In un discorso a braccio, Francesco ha sostenuto che all’origine di ogni comunicazione c’è il desiderio di Dio di comunicare, Dio che comunica all’interno di se stesso e si comunica a noi. “Questo è l’inizio della comunicazione: non è un lavoro di ufficio, come la pubblicità, per esempio: no. Comunicarsi è proprio prendere dall’Essere di Dio e avere lo stesso atteggiamento; non poter rimanere da soli: il bisogno di comunicare quello che ho io e penso che sia il vero, il giusto, il buono e il bello”.

E, ha proseguito, “si comunica con l'anima e con il corpo, con la mente e con il cuore, con le mani; si comunica con tutto". Il vero comunicatore dà tutto sé stesso, mette tutto sé stesso nel comunicare, non si risparmia. Ma voi non dovete fare solo pubblicità. "Non dovete fare proselitismo". La Chiesa non cresce se non per attrazione e la comunicazione deve essere testimonianza. “Se voi volete comunicare soltanto una verità senza la bontà e la bellezza, fermatevi, non fatelo. Se voi volete comunicare una verità più o meno, ma senza coinvolgervi, senza testimoniare con la propria vita, con la propria carne quella verità, fermatevi, non fatelo. C’è sempre la firma della testimonianza in ognuna delle cose che noi facciamo. Testimoni: cristiani vuol dire testimoni. Martiri. E’ questa la dimensione martiriale della nostra vocazione: essere testimoni”.

La seconda cosa sulla quale si è soffermato Francesco è “non avere paura; siamo pochi? Sì: ma con la voglia di 'missionare', di far vedere agli altri chi siamo. Con la testimonianza, una volta in più, ripeto quella frase di San Francesco ai suoi frati, quando li mandava a predicare: ‘Predicate il Vangelo, e se fosse necessario, anche con le parole’, cioè la testimonianza al primo posto”.

“La vostra comunicazione – ha detto infine - sia austera ma bella: la bellezza non è dell’arte rococò, la bellezza non ha bisogno di queste cose rococò; la bellezza si manifesta se stessa dallo stesso sostantivo, senza fragole nella torta. Credo che questo dobbiamo impararlo. Comunicare con la testimonianza, comunicare coinvolgendosi nella comunicazione, comunicare con i sostantivi delle cose, comunicare da martiri, cioè da testimoni di Cristo: da martiri”.

Nel discorso che era stato preparato e che è stato consegnato ai presenti, si legge, tra l’altro, “È la prima volta che vi incontro tutti insieme da quando, quattro anni fa, è iniziato il processo di accorpamento in un nuovo Dicastero della Curia Romana di tutte le realtà che, in diversi modi, si occupavano della comunicazione (cfr Motu proprio L’attuale contesto comunicativo, 27 giugno 2015). Le riforme sono quasi sempre faticose, e anche quella dei media vaticani lo è. Possono esserci stati dei tratti di strada particolarmente difficili, possono esserci stati anche dei fraintendimenti, ma sono contento di vedere che il cammino va avanti con lungimiranza e con prudenza. So dello sforzo che avete fatto per utilizzare al meglio le risorse che vi sono affidate, contenendo i costi improduttivi”.

“Per la Chiesa la comunicazione è una missione. Nessun investimento è troppo alto per diffondere la Parola di Dio. Allo stesso tempo ogni talento deve essere ben speso, fatto fruttare. Anche su questo si misura la credibilità di quel che diciamo. Inoltre, per rimanere fedeli al dono ricevuto, bisogna avere il coraggio di cambiare, mai sentirsi arrivati, né scoraggiarsi. Occorre sempre rimettersi in gioco, uscire dalle proprie false sicurezze e abbracciare la sfida del futuro. Precorrere i tempi non è spegnere la memoria del passato, è mantenerne vivo il fuoco”.

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