12/10/2017, 11.13
VATICANO
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Papa: la dottrina non si conserva in naftalina, è una realtà viva che progredisce

Intervenendo all’incontro per i 25 anni del Catechismo, Francesco ha detto che “Non è sufficiente trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre; è necessario e urgente che, dinanzi alle nuove sfide e prospettive che si aprono per l’umanità, la Chiesa possa esprimere le novità del Vangelo di Cristo che, pur racchiuse nella Parola di Dio, non sono ancora venute alla luce”. La pena di morte è “inammissibile”.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – “La Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al ‘deposito della fede’ come qualcosa di statico”, mentre invece  “è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare”. L’incontro promosso in occasione del 25mo anniversario della Costituzione apostolica Fidei Depositum, che accompagnava l’uscita del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha dato occasione a papa Francesco per ribadire la sua visione sul rapporto tra tradizione e attualità nella Chiesa.

Intervenendo, ieri sera, all’incontro promosso dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Francesco ha anche espresso in maniera quanto mai esplicita il suo “no” alla pena di morte, sia in quanto una vita umana “è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante”, sia perché essa “lede pesantemente la dignità umana”.

L’intervento di Francesco è partito da quanto papa Giovanni XXIII ebbe a dire nel discorso di apertura del Concilio, l’11 ottobre 1962: “E’ necessario che la Chiesa non si discosti dal sacro patrimonio delle verità ricevute dai padri; ma al tempo stesso deve guardare anche al presente, alle nuove condizioni e forme di vita che hanno aperto nuove strade all’apostolato cattolico”.

Custodire” e “proseguire”, ha proseguito Francesco - è quanto compete alla Chiesa per sua stessa natura, perché la verità impressa nell’annuncio del Vangelo da parte di Gesù possa raggiungere la sua pienezza fino alla fine dei secoli. E’ questa la grazia che è stata concessa al Popolo di Dio, ma è ugualmente un compito e una missione di cui portiamo la responsabilità, per annunciare in modo nuovo e più completo il Vangelo di sempre ai nostri contemporanei”.

“Nel presentare il Catechismo della Chiesa Cattolica – ha aggiunto - san Giovanni Paolo II sosteneva che «esso deve tener conto delle esplicitazioni della dottrina che nel corso dei tempi lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa. E’ necessario inoltre che aiuti a illuminare con la luce della fede le situazioni nuove e i problemi che nel passato non erano ancora emersi» (Cost. ap. Fidei depositum, 3). Questo Catechismo, perciò, costituisce uno strumento importante non solo perché presenta ai credenti l’insegnamento di sempre in modo da crescere nella comprensione della fede, ma anche e soprattutto perché intende avvicinare i nostri contemporanei, con le loro nuove e diverse problematiche, alla Chiesa, impegnata a presentare la fede come la risposta significativa per l’esistenza umana in questo particolare momento storico. Non è sufficiente, quindi, trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre; è necessario e urgente che, dinanzi alle nuove sfide e prospettive che si aprono per l’umanità, la Chiesa possa esprimere le novità del Vangelo di Cristo che, pur racchiuse nella Parola di Dio, non sono ancora venute alla luce. E’ quel tesoro di ‘cose antiche e nuove’ di cui parlava Gesù, quando invitava i suoi discepoli a insegnare il nuovo da lui portato senza tralasciare l’antico (cfr Mt 13,52)”.

“Il nostro Catechismo – ha detto ancora Francesco - si pone alla luce dell’amore come un’esperienza di conoscenza, di fiducia e di abbandono al mistero. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel delineare i punti strutturali della propria composizione, riprende un testo del Catechismo Romano; lo fa suo, proponendolo come chiave di lettura e di applicazione: ‘Tutta la sostanza della dottrina e dell’insegnamento dev’essere orientata alla carità che non avrà mai fine’. (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 25)”.

La pena di morte è contraria al Vangelo

“In questo orizzonte di pensiero mi piace fare riferimento a un tema che dovrebbe trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica uno spazio più adeguato e coerente con queste finalità espresse. Penso, infatti, alla pena di morte”. Il “progresso nella dottrina ad opera degli ultimi Pontefici” e “la mutata consapevolezza del popolo cristiano, che rifiuta un atteggiamento consenziente nei confronti di una pena che lede pesantemente la dignità umana” portano Francesco ad “affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. E’ in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante”. E infine “perché Dio è un Padre che sempre attende il ritorno del figlio il quale, sapendo di avere sbagliato, chiede perdono e inizia una nuova vita. A nessuno, quindi, può essere tolta non solo la vita, ma la stessa possibilità di un riscatto morale ed esistenziale che torni a favore della comunità”. A proposito della pena di morte, Francesco ha ricordato che in passato essa è stata applicata anche nello Stato pontificio. “Assumiamo le responsabilità del passato, e riconosciamo che quei mezzi erano dettati da una mentalità più legalistica che cristiana. La preoccupazione di conservare integri i poteri e le ricchezze materiali aveva portato a sovrastimare il valore della legge, impedendo di andare in profondità nella comprensione del Vangelo. Tuttavia, rimanere oggi neutrali dinanzi alle nuove esigenze per la riaffermazione della dignità personale, ci renderebbe più colpevoli”.

Il mutato atteggiamento verso la pena di morte esemplifica come “lo sviluppo armonico della dottrina richiede di tralasciare prese di posizione in difesa di argomenti che appaiono ormai decisamente contrari alla nuova comprensione della verità cristiana”. “La Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al ‘deposito della fede’ come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare”. “Non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo. «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri» (Eb 1,1), «non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio» (Dei Verbum, 8). Questa voce siamo chiamati a fare nostra con un atteggiamento di «religioso ascolto» (ibid., 1), per permettere alla nostra esistenza ecclesiale di progredire con lo stesso entusiasmo degli inizi, verso i nuovi orizzonti che il Signore intende farci raggiungere”.

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