03/11/2016, 11.12
VATICANO
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Papa: la misericordia e mai la giustificazione della violenza sia il messaggio delle religioni

Ricevendo rappresentanti di diverse religioni, Francesco sottolinea che la misericordia è tema comune a molte fedi. Avere un cuore aperto e compassionevole verso chi è nel bisogno, chi ci ha offeso e anche la natura. “Siano condannati in modo chiaro” quegli atteggiamenti che giustificando la violenza “profanano il nome di Dio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Non si senta più usare il nome di Dio per giustificare violenze, terrorismo e distruzioni. le religioni trasmettano il messaggio della misericordia, “eco della voce divina, che parla alla coscienza di ciascuno” per invitare ad avere un cuore aperto e compassionevole verso chi è nel bisogno, chi ci ha offeso e anche la natura. La misericordia, tema comune a molte religioni e centrale nel cristianesimo, è stata l’argomento del quale il Papa ha parlato stamattina a rappresentanti di diverse religioni, ricevuti nella Sala Clementina, in Vaticano.

La misericordia, considerata “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa”, è uno stile di vita al quale “sono chiamate pure le religioni per essere, particolarmente in questo nostro tempo, messaggere di pace e artefici di comunione; per proclamare, diversamente da chi alimenta scontri, divisioni e chiusure, che oggi è tempo di fraternità”. “Perciò è importante ricercare l’incontro tra di noi, un incontro che, senza sincretismi concilianti”, “renda più aperti al dialogo”, “elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione. Ciò è gradito a Dio ed è un compito urgente, in risposta non solo alle necessità di oggi, ma soprattutto all’appello all’amore, anima di ogni autentica espressione religiosa”.

Il tema della misericordia, infatti, “è familiare a molte tradizioni religiose e culturali, dove la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita”. “Chinarsi con compassionevole tenerezza verso l’umanità debole e bisognosa appartiene a un animo veramente religioso, che respinge la tentazione di prevaricare con la forza, che rifiuta di mercificare la vita umana e vede negli altri dei fratelli, mai dei numeri. Farsi vicini a quanti vivono situazioni che richiedono una maggiore cura, come la malattia, la disabilità, la povertà, l’ingiustizia, le conseguenze dei conflitti e delle migrazioni, è una chiamata che viene dal cuore di ogni tradizione autenticamente religiosa”.

L’uomo però, a volte “allontana dal cuore”, “tiene a distanza Dio, il prossimo e pure la memoria del passato e così ripete, anche in forma più efferata, tragici errori commessi in altri tempi. È il dramma del male, degli abissi oscuri nei quali la nostra libertà può immergersi, tentata dal male, che è sempre appostato in silenzio per colpirci e farci affondare. Ma proprio qui, di fronte al grande enigma del male, che interroga ogni esperienza religiosa, risiede l’aspetto più sorprendente dell’amore misericordioso. Esso non lascia l’uomo in balia del male o di sé stesso; non si scorda, ma si ricorda, e si china verso ogni miseria per risollevare. Proprio come fa una madre, che davanti al peggior male commesso dal figlio, riconosce sempre, al di là del peccato, il volto che ha portato in grembo. In un mondo agitato e con poca memoria, che va di corsa lasciando indietro molti e senza accorgersi di rimanere senza fiato e senza meta, abbiamo oggi bisogno, come dell’ossigeno, di questo amore gratuito che rinnova la vita”.

“Questo è tanto importante, di fronte al timore, oggi diffuso, che non sia possibile essere perdonati, riabilitati e riscattati dalle proprie fragilità. Per noi cattolici, tra i riti più significativi dell’Anno giubilare c’è quello di attraversare con umiltà e fiducia una porta – la porta santa – per essere pienamente riconciliati dalla misericordia divina, che rimette i nostri debiti. Ma ciò richiede che anche noi perdoniamo i nostri debitori (cfr Mt 6,12), i fratelli e le sorelle che ci hanno offeso: si riceve il perdono di Dio per condividerlo con gli altri. Il perdono è certamente il più grande dono che possiamo fare agli altri, perché è quello che costa di più, ma allo stesso tempo quello che ci rende più simili a Dio. La misericordia si estende anche al mondo che ci circonda, alla nostra casa comune, che siamo chiamati a custodire e a preservare dal consumo sfrenato e vorace. Occorre il nostro impegno per educare alla sobrietà e al rispetto, a un modo di vivere più semplice e ordinato, dove si utilizzino le risorse del creato con saggezza e moderazione, pensando all’umanità intera e alle generazioni future, non solo agli interessi del proprio gruppo e ai vantaggi del proprio tempo”.

Pensare al bene comune “sia la nostra via maestra; siano rigettate le strade senza meta della contrapposizione e della chiusura. Non accada più che le religioni, a causa del comportamento di alcuni loro seguaci, trasmettano un messaggio stonato, dissonante da quello della misericordia. Purtroppo, non passa giorno che non si senta parlare di violenze, conflitti, rapimenti, attacchi terroristici, vittime e distruzioni. Ed è terribile che per giustificare tali barbarie sia a volte invocato il nome di una religione o di Dio stesso. Siano condannati in modo chiaro questi atteggiamenti iniqui, che profanano il nome di Dio e inquinano la ricerca religiosa dell’uomo. Siano invece favoriti, ovunque, l’incontro pacifico tra i credenti e una reale libertà religiosa. In questo la nostra responsabilità di fronte a Dio, all’umanità e all’avvenire è grande e richiede ogni sforzo, senza alcun infingimento. È una chiamata che ci coinvolge, un cammino da percorrere insieme per il bene di tutti, con speranza. Siano le religioni grembi di vita, che portino la tenerezza misericordiosa di Dio all’umanità ferita e bisognosa; siano porte di speranza, che aiutino a varcare i muri eretti dall’orgoglio e dalla paura”.

 

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