23/10/2018, 11.45
VATICANO
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Papa: la speranza cristiana non è astratta, ma attesa dell’incontro concreto con Gesù

“E’ una virtù difficile da capire. E’ una virtù umile, molto umile. E’ una virtù che non delude mai: se tu speri, mai sarai deluso”. “La speranza è concreta, è di tutti i giorni perché è un incontro. E ogni volta che incontriamo Gesù nell’Eucaristia, nella preghiera, nel Vangelo, nei poveri, nella vita comunitaria, ogni volta diamo un passo in più verso questo incontro definitivo”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La speranza cristiana non è qualcosa di astratto, ma l’attesa dell’incontro concreto con Gesù. L’ha detto papa Francesco nell’omelia della messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, prendendo spunto dal brano del Vangelo (Lc 12,35-38) che parla dell’incontro del padrone quando torna dalle nozze.

Il Papa è partito riflettendo su due parole del messaggio liturgico di oggi: “cittadinanza” ed “eredità”. A parlare di cittadinanza è la Prima Lettura tratta dalla Lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 2,12-22). “E” un regalo che Dio ci ha fatto” quello di averci reso “cittadini” e consiste nell’averci dato un’identità, “una carta d’identità”. Dio in Gesù, infatti, “ha abolito la Legge” per riconciliarci, eliminando l’inimicizia, così che possiamo “presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito”, cioè “ci ha fatto “uno”. Così “siete concittadini dei santi” in Gesù. E “la nostra identità è proprio questo essere guariti dal Signore, essere costruiti in comunità e avere lo Spirito Santo dentro”, prosegue il Papa.

Dio, quindi, “ci fa camminare” verso l’eredità, con questa sicurezza, quella di essere “concittadini” e che “Dio è con noi”. E l’eredità, ha aggiunto Francesco, “è quello che noi cerchiamo nel nostro cammino, quello che riceveremo alla fine”. Ma bisogna cercarlo ogni giorno e quello che porta avanti nel cammino della nostra identità verso l’eredità è proprio la speranza, “la virtù forse più piccola, forse più difficile da capire”.

Fede, speranza e carità sono un dono. La fede è facile da comprendere come anche la carità. “Ma la speranza, cosa è?”, ha domandato Francesco, sottolineando che, sì, è sperare il Cielo, di “incontrare i santi”, “una felicità eterna”. “Ma cosa è il Cielo, per te?”, ha chiesto ancora il Papa: “Vivere in speranza è camminare, sì, verso un premio, verso la felicità che non abbiamo qui, ma l’avremo là … è una virtù difficile da capire. E’ una virtù umile, molto umile. E’ una virtù che non delude mai: se tu speri, mai sarai deluso. Mai, mai. E’ anche una virtù concreta. ‘Ma come può essere concreta, se io non conosco il Cielo o quello che mi aspetta?’. La speranza, l’eredità nostra che è la speranza verso qualcosa, non c’è un’idea, non c’è essere in un posto bello … no. E’ un incontro. Gesù sempre sottolinea questa parte della speranza, questo essere in attesa, incontrare”.

Nel Vangelo odierno (Lc 12,35-38) è l’incontro del padrone quando torna dalle nozze. Quindi è sempre un incontro con il Signore, qualcosa di concreto. “A me viene in mente, quando penso alla speranza, un’immagine: la donna gravida, la donna che aspetta un bambino. Va dal medico, gli fa vedere l’ecografia – ‘ah, sì, il bambino … va bene’ … No! E’ gioiosa! E tutti i giorni si tocca la pancia per accarezzare quel bambino, è in aspettativa del bambino, vive aspettando quel figlio. Questa immagine ci può far capire che cosa sia la speranza: vivere per quell’incontro. Quella donna immagina come saranno gli occhi del figlio, come sarà il sorriso, come sarà, biondo o nero… ma immagina l’incontro con il figlio. Immagina l’incontro con il figlio”.

L’immagine della donna incinta può aiutare a capire cosa sia la speranza e a farsi alcune domande. “Io spero così, concretamente, o spero un po’ diffuso, un po’ ‘gnosticamente?’. La speranza è concreta, è di tutti i giorni perché è un incontro. E ogni volta che incontriamo Gesù nell’Eucaristia, nella preghiera, nel Vangelo, nei poveri, nella vita comunitaria, ogni volta diamo un passo in più verso questo incontro definitivo. La saggezza di saper gioire dei piccoli incontri della vita con Gesù, preparando quell’incontro definitivo”.

Chiediamoci, è stata l’esortazione finale di Francesco come si è cristiani e se ci si aspetti in eredità un Cielo in un certo senso astratto o un incontro.

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