12/09/2018, 11.14
VATICANO
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Papa: la vera libertà è non essere schiavi dei propri peccati

Il peccato è “schiavitù del proprio ego”: “il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo sono schiavi dei loro vizi, che li tiranneggiano e li tormentano”.  “Oggi ci vuole coraggio a sposarsi”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il peccato, che è “schiavitù del proprio ego”, è ciò che incatena più di ogni altra cosa, perché costringe a guardare solo a se stessi e rende incapaci di amare, che è la vera libertà. Il giorno del riposo come memoria della liberazione è stato al centro della riflessione che papa Francesco ha rivolto oggi ai partecipanti all’udienza generale.

Alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro, infatti, egli ha parlato del “giorno del riposo, profezia di liberazione”, prendendo spunto dal fatto che nel Deuteronomio, a differenza dell’Esodo, il motivo del riposo non è la benedizione della creazione, ma la fine della schiavitù. “In questo giorno lo schiavo si deve riposare come il padrone, per celebrare la memoria della Pasqua di liberazione”.

Nella realtà, ha proseguito il Papa esistono vari “tipi di schiavitù, sia esteriore che interiore”: ci sono, infatti, “le costrizioni esterne come le oppressioni, le vite sequestrate dalla violenza e da altri tipi di ingiustizia”; così come “i blocchi psicologici, i complessi, i limiti caratteriali”. Una serie di realtà esistenziali dalle quali è apparentemente impossibile prendere le distanze. Eppure la storia ci offre esempi di uomini che, pur segnati da forme di oppressione, sono riusciti a conoscere il “riposo della misericordia”: ad esempio, San Massimiliano Kolbe e il cardinale Van Thuan “che trasformarono delle oscure oppressioni in luoghi di luce. Come pure ci sono persone segnate da grandi fragilità interiori che però conoscono il riposo della misericordia e lo sanno trasmettere”. “La misericordia di Dio ci libera. E quando tu ti incontri con la misericordia di Dio, hai una libertà interiore grande e, anche, sei capace di trasmetterla”.

“Che cos’è dunque la vera libertà? Consiste forse nella possibilità di scelta? Certamente questa è una parte della libertà, e ci impegniamo perché sia assicurata ad ogni uomo e donna (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 73). Ma sappiamo bene che poter fare ciò che si desidera non basta per ad essere veramente liberi, e nemmeno felici. La vera libertà è molto di più. Infatti, c’è una schiavitù che incatena più di una prigione, più di una crisi di panico, più di una imposizione di qualsiasi genere: la schiavitù del proprio ego”. “Una “schiavitù che incatena più di una prigione, più di una crisi di panico”.

“L’ego può diventare un aguzzino che tortura l’uomo ovunque sia e gli procura la più profonda oppressione, quella che si chiama ‘peccato’, che non è banale violazione di un codice, ma fallimento dell’esistenza e condizione di schiavi”.

Francesco ha poi sostenuto che il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo sono schiavi dei loro vizi, che li tiranneggiano e li tormentano. “Non c’è tregua per il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dello stomaco, che è pieno ma ci fa credere che è vuoto”; “l’ansia del possesso distrugge l’avaro”; “il fuoco dell’ira e il tarlo dell’invidia rovinano le relazioni”. E “gli scrittori dicono che l’invidia fa venire giallo il corpo e l’anima, come quando una persona ha l’epatite: diventa gialla. Gli invidiosi hanno gialla l’anima, perché mai possono avere la freschezza della salute dell’anima. L’invidia distrugge”.

Il “vero schiavo”, alla fine, è colui che incapace di amare, e il terzo comandamento per i cristiani è “profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare”. “L’amore vero è la vera libertà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati”.

“Il terzo comandamento, che invita a celebrare nel riposo la liberazione, per noi cristiani è profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare. L’amore vero è la vera libertà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati. Questa è la libertà che riceviamo dal nostro Redentore, il Signore Gesù Cristo”.

Nel saluto ai fedeli italiani, infine, Francesco ha definito “coraggiosi” gli sposi novelli, perché, ha detto, “oggi ci vuole coraggio a sposarsi”.

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