28/01/2017, 13.31
VATICANO
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Papa: la vita consacrata si guardi dalla mondanità e offra la “freschezza” del Vangelo

“Preoccupano molto” le statistiche che mostrano una “emorragia” di consacrati. In un mondo dominato dalla cultura del provvisorio e dal dominio del denaro si dimentica  “la bellezza della vita semplice e austera”. Evangelizzare la cultura del successo a ogni costo. Rifuggire dalla mondanità e mantenere la “forza della missione”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – In un mondo dominato dalla cultura del provvisorio e dal dominio del denaro, i consacrati debbono rifuggire dalla “logica della mondanità” e conservare la “freschezza e la novità della centralità di Gesù”, da proporre anche ai giovani. L’ha evidenziato oggi papa Francesco nell’udienza ai partecipanti alla assemblea plenaria della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Francesco ha sottolineato che i consacrati devono mantenere. “La fedeltà è messa alla prova”. Il Papa ha evidenziato che le statistiche mostrano una “emorragia” che “indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa”. Questi abbandoni “ci preoccupano molto” e ci si chiede che cosa sia accaduto. Innanzitutto, ha sostenuto, ci sono fattori che “condizionano la fedeltà” in quello che è proprio un “cambio d’epoca”. “Viviamo immersi nella cosiddetta cultura del frammento, del provvisorio, che può condurre a vivere 'à la carte' e ad essere schiavi delle mode. Questa cultura induce il bisogno di avere sempre delle 'porte laterali' aperte su altre possibilità, alimenta il consumismo e dimentica la bellezza della vita semplice e austera, provocando molte volte un grande vuoto esistenziale. Si è diffuso anche un forte relativismo pratico, secondo il quale tutto viene giudicato in funzione di una autorealizzazione molte volte estranea ai valori del Vangelo”.

“Viviamo – ha detto ancora – in società dove le regole economiche sostituiscono quelle morali, dettano leggi e impongono i propri sistemi di riferimento a scapito dei valori della vita”. Una società “dove la dittatura del denaro e del profitto propugna una visione dell’esistenza per cui chi non rende viene scartato”. In questa situazione  “è chiaro che uno deve prima lasciarsi evangelizzare per poi impegnarsi nell’evangelizzazione".

Francesco ha quindi rivolto il pensiero al “mondo giovanile, un mondo complesso, allo stesso tempo ricco e sfidante”. “Ci sono giovani meravigliosi e non sono pochi. Però anche tra i giovani ci sono molte vittime della logica della mondanità, che si può sintetizzare così: ricerca del successo a qualunque prezzo, del denaro facile e del piacere facile. Questa logica seduce anche molti giovani. Il nostro impegno non può essere altro che stare accanto a loro per contagiarli con la gioia del Vangelo e dell’appartenenza a Cristo. Questa cultura va evangelizzata se vogliamo che i giovani non soccombano”.

Il Papa ha così indicato un terzo fattore negativo che proviene però “dall’interno della stessa vita consacrata, dove accanto a tanta santità” non mancano però “situazioni di contro-testimonianza che rendono difficile la fedeltà”. Tra queste, “routine, la stanchezza, il peso della gestione delle strutture, le divisioni interne, la ricerca di potere”, “gli arrampicatori”, “una maniera mondana di governare gli istituti, un servizio dell’autorità che a volte diventa autoritarismo e altre volte un lasciar fare”.

Ma “se la vita consacrata vuole mantenere la sua missione profetica e il suo fascino, continuando ad essere scuola di fedeltà per i vicini e per i lontani (cfr Ef 2,17), deve mantenere la freschezza e la novità della centralità di Gesù, l’attrattiva della spiritualità e la forza della missione, mostrare la bellezza della sequela di Cristo e irradiare speranza e gioia”. “Quando viene meno la speranza non c’è gioia, la cosa è brutta”. Francesco ha quindi evidenziato che bisogna “curare in modo particolare” la “vita fraterna in comunità”. Questa “va alimentata dalla preghiera comunitaria”, dalla “partecipazione attiva ai sacramenti”, “dalla misericordia verso il fratello o la sorella che pecca, dalla condivisione delle responsabilità”. Tutto questo deve essere “accompagnato da una eloquente e gioiosa testimonianza di vita semplice accanto ai poveri e da una missione che privilegi le periferie esistenziali”. Ancora, bisogna difendersi “dalle mode e dalla cultura dell’effimero” continuando a “camminare saldi nella fede”. “Ciò comporta che a nostra volta teniamo fisso lo sguardo sul Signore, facendo sempre attenzione a camminare secondo la logica del Vangelo e non cedere ai criteri della mondanità. Tante volte le grandi infedeltà prendono avvio da piccole deviazioni o distrazioni. Anche in questo caso è importante fare nostra l’esortazione di san Paolo: ‘E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno’ (Rm 13,11)”.

Il Papa ha infine messo l’accento sull’importanza dell’accompagnamento. È necessario, ha ammonito, che “la vita consacrata investa nel preparare accompagnatori qualificati per questo ministero”. Un accompagnamento che “non crei dipendenze” ma che aiuti il “discernimento”. Quest’ultimo, ha concluso, non si risolve solamente nello “scegliere tra il bene e il male, ma tra il bene e il meglio, tra ciò che è buono e ciò che porta all’identificazione con Cristo”.

 

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