03/11/2010, 00.00
VATICANO
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Papa: le parole, la luce di Cristo tolga la “spazzatura” dalle nostre coscienze

All’udienza generale, Benedetto XVI illustra la figura di Margherita d’Oingt, monaca certosina vissuta nel Medio Evo. Ma “se veniamo all'essenziale vediamo che tocca anche a noi il compito di arrivare al più profondo della nostra vita”, di lasciar entrare Cristo nella nostra coscienza, “in modo che capisca ciò che è vero e ciò che è male, perché sia illuminata e pulita”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Lasciare entrare le parole, la luce di Cristo nella nostre coscienza per capire ciò che è bene: “spazzatura c’è nelle strade del mondo, ma anche in tante anime, lasciamo entrare le parole, la vita la luce di Cristo nella nostra coscienza, che sia illuminata e pulita”. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI trae dalla vita e dall’opera di santa Margherita d’Oingt, monaca certosina vissuta tra il XIII e il XIV secolo, la figura della quale è stata illustrata oggi dal Papa alle settemila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’udienza generale.
 
Di Margherita, ha ricordato il Papa, non si hanno date certe per la nascita, avvenuta intorno al 1240 e non abbiamo notizie sulla sua infanzia, ma dalle sue “Meditazioni” possiamo capire che fu tranquilla in un ambiente familiare affettuoso.
 
Sempre dalle sue Meditazioni intuiamo che entrò nella certosa di Poleteins per rispondere alla chiamata di Dio, lasciando tutto e accettando la severa regola certosina, come ella scrive “per tuo amore, ma questo è pochissimo, i beni terreni non sono che spine e chi più ne possiede più è sfortunato” e “abbandonerei tutto per amore tuo perchè tu sei la vita dell’anima mia”.
 
Anche della sua vita nella certosa si hanno pochi dati, sappiamo che nel 1288 ne divenne la quarta priora, incarico che conservò fino alla morte, avvenuta l’11 febbraio 1310.
 
Dai suoi scritti non emergono particolari, ma si vede che “concepisce tutta la sua vita come un cammino di purificazione”. “Donna molto colta, scrive abitualmente in latino, ma pure in francoprovenzale, i suoi scritti sono i primi redatti in questa lingua”.
 
Quella di Margherita, è stata “un'esistenza ricca di esperienze mistiche, descritte con semplicità”, nella quale è sottolineato “l’ineffabile mistero di Dio e l’inconsistenza della lingua umana a descriverlo”. Per lei, la vita era “un cammino di purificazione fino alla piena configurazione a Cristo”, narrata “per giovare agli altri e per fissare più profondamente nel proprio cuore la grazia della presenza di Dio, per far sì, cioè, che ogni giorno la sua esistenza sia segnata dal confronto con le parole e le azioni di Gesù”.
 
Nella contemplazione della morte di Cristo, che paragona ai dolori del parto, Margherita invita a “meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua madre”, ricordando che “dalla contemplazione dell'amore di Cristo per noi nascono la forza e la gioia di rispondere con altrettanto amore, mettendo la nostra vita a servizio di Dio e degli altri”.
 
“A prima vista – il commento conclusivo di Benedetto XVI - una certosina medioevale può apparire lontana da noi; ma se veniamo all'essenziale vediamo che tocca anche a noi il compito di arrivare al più profondo della nostra vita”. Lei “ha considerato il Signore come un libro, uno specchio nel quale appare anche la propria coscienza e da questo specchio è entrata anche la luce nella propria anima. Ha lasciato entrare le parole di Cristo nel proprio essere e così è stata trasformata, la coscienza ha trovato i criteri, la luce. Proprio di questo abbiamo bisogno anche noi: lasciare entrare la luce di Cristo nella propria coscienza, in modo che capisca ciò che è vero e ciò che è male, perché sia illuminata e pulita”.
 
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