07/12/2016, 12.04
VATICANO
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Papa: lo Stato laico è una cosa buona, ma il laicismo è antiquato

In una intervista a un settimanale belga Francesco critica il  laicismo che “chiude la porta alla trascendenza”, che invece fa parte della natura umana. “Nessuna religione come tale può fomentare la guerra”, perché in questo caso “starebbe proclamando un dio di distruzione, un dio di odio”. Sinodalità è “non calare dall’alto in basso, ma ascoltare le Chiese, armonizzare, discernere”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “In generale, la laicità dello Stato è buona. E’ migliore di uno Stato confessionale”, ma il laicismo che “chiude la porta alla trascendenza” è “una posizione antiquata”, che dimentica che “la trascendenza fa parte della natura umana”. E’ una delle affermazioni fatte dal papa in una intervista al settimanale cattolico belga “Tertio”, nella quale parla anche dei frutti del Giubileo, e della “sinodalità” della Chiesa.

Di laicità il Papa parla rispondendo a una domanda sulla separazione che oggi si tende a fare tra religione e vita pubblica. “Io – risponde Francesco - non voglio offendere nessuno, ma questa è una posizione antiquata. E’ l'eredità che ci ha lasciato l'illuminazione, per cui ogni fatto religioso è una sottocultura. È la differenza tra laicità e laicismo”. “Il Vaticano II parla della autonomia delle cose o dei processi o delle istituzioni. C'è una sana laicità, per esempio, la laicità dello Stato. In generale, la laicità dello Stato è buona. E 'meglio di uno Stato confessionale, perché gli Stati confessionali finiscono male. Ma questa è una cosa e un'altra cosa è il laicismo, che  chiude la porta alla trascendenza”, che ha una doppia valenza: verso gli altri e, soprattutto, trascendenza verso Dio. “E l'apertura alla trascendenza fa parte della natura umana. Fa parte dell'uomo. Non sto parlando di religione, sto parlando di apertura alla trascendenza. Una cultura o di un sistema politico che non rispetta l'apertura alla trascendenza umana, la ‘pota’, taglia la persona umana. In altre parole, non rispetta la persona umana”.

Rispondendo a una successiva domanda sulle guerre e il fondamentalismo religioso, Francesco ribadisce che “nessuna religione come tale può fomentare la guerra”, perché in questo caso “starebbe proclamando un dio di distruzione, un dio di odio”. “Non si può fare la guerra in nome di Dio”, “in nome di nessuna religione”. Per questo, “il terrorismo, la guerra non sono in relazione con la religione”, si “usano deformazioni religiose per giustificarle”. E se “tutte le religioni hanno gruppi fondamentalisti. Tutte. Anche noi”, questi piccoli gruppi fanno “la divisione nella comunità, che è una forma di guerra”.

Quanto al Giubileo della Misericordia, Francesco dice di credere che indirlo stata  un’idea “venuta dall’alto”, “credo che l’ha ispirata il Signore”. Un evento che “evidentemente è andato molto bene”, “ha creato tanto movimento” e molta gente si è “sentita chiamata a riconciliarsi con Dio”.

La “sinodalità” infine. “La Chiesa nasce delle comunità nate dalla base, la comunità, nata del battesimo, ed è organizzato intorno a un vescovo che chiama, che dà forza”. Quindi, “o c’è una Chiesa piramidale, dove quello che dice Pietro si fa, o c’è una Chiesa sinodale, in cui Pietro è Pietro, ma accompagna la Chiesa”. L’esperienza “più ricca di tutto questo sono stati gli ultimi due Sinodi” sulla famiglia nei quali “tutti i vescovi del mondo sono stati ascoltati”, “tutte le Chiese del mondo, le diocesi hanno lavorato” . “E’ interessante la ricchezza della varietà di sfumature, che è propria della Chiesa. E’ unità nella diversità. Questa è la sinodalità. Non calare dall’alto in basso, ma ascoltare le Chiese, armonizzare, discernere”. “Quindi c'è una esortazione post-sinodale, che è Amoris Laetitia, che è il risultato di due sinodi, dove ha lavorato tutta la Chiesa e il Papa ha approvato”. “Una Chiesa sinodale significa questo movimento su e giù”. “Ma c'è una formula latina che dice le Chiese sono sempre cum Petro e sub Petro (con Pietro e sotto Pietro). Pietro è il garante dell'unità della Chiesa, il garante. Quindi ... questo è il punto. E dobbiamo fare progressi nella sinodalità. Questa è una delle cose che hanno conservato gli ortodossi. E anche le chiese cattoliche orientali. È una loro ricchezza”.

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