07/11/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: nei trapianti ci sia un’“etica della donazione” e no a logica di mercato e abusi

Prima di tutto ci sia il rispetto della persona. I traffici di organi sono “abominevoli”, così come l’idea di considerare l'embrione come "materiale terapeutico". Gli organi si possono prelevare solo da un cadavere, evitando ogni sospetto di arbitrio.
Città del Vaticano (AsiaNews) – I trapianti di organi rappresentano un importante progresso della scienza medica e per questo vanno sostenuti, ma essi debbono rispondere ad una “etica della donazione” e vanno respinti sia le logiche utilitaristiche, che arrivano all’“abominevole” mercato degli organi, sia qualsiasi forma di arbitrio. E’ il punto dell’atteggiamento della Chiesa verso le questioni legate ai trapianti di organi il discorso che Benedetto XVI ha rivolto oggi ai partecipanti al congresso internazionale promosso dalla Pontificia accademia per la vita, in collaborazione con la Federazione internazionale delle Associazioni mediche cattoliche e il Centro nazionale trapianti, sul tema: “Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi”, che si sta svolgendo a Roma.
 
La donazione di organi è, prima di tutto, “una forma peculiare di testimonianza della carità”. Al tempp stesso i trapianti “rappresentano una grande conquista della scienza medica e sono certamente un segno di speranza per tante persone che versano in gravi e a volte estreme situazioni cliniche. Se il nostro sguardo si allarga al mondo intero è facile individuare i tanti e complessi casi in cui, grazie alla tecnica del trapianto di organi, molte persone hanno superato fasi altamente critiche e sono state restituite alla gioia di vivere”.
 
Ma di fronte al problema “drammaticamente pratico” dell’aumento della richiesta di organi, occorre “ritornare a riflettere su questa conquista della scienza, perché non avvenga che il moltiplicarsi delle richieste di trapianto abbia a sovvertire i principi etici che ne stanno alla base”. Ed il primo, ricordato dal Papa, è che “il corpo non potrà mai essere considerato un mero oggetto; la logica del mercato, altrimenti, avrebbe il sopravvento. Il corpo di ogni persona, insieme con lo spirito che è dato ad ognuno singolarmente, costituisce un'unità inscindibile in cui è impressa l'immagine di Dio stesso. Prescindere da questa dimensione conduce verso prospettive incapaci di cogliere la totalità del mistero presente in ognuno. E' necessario, quindi, che in prima istanza si ponga il rispetto per la dignità della persona e la tutela della sua identità personale”.
 
“Per quanto riguarda la tecnica del trapianto di organi, ciò significa che si può donare solamente se non è mai posto in essere un serio pericolo per la propria salute e la propria identità e sempre per un motivo moralmente valido e proporzionato. Eventuali logiche di compravendita degli organi, come pure l'adozione di criteri discriminatori o utilitaristici, striderebbero talmente con il significato sotteso del dono che si porrebbero da sé fuori gioco, qualificandosi come atti moralmente illeciti. Gli abusi nei trapianti e il loro traffico, che spesso toccano persone innocenti quali i bambini, devono trovare la comunità scientifica e medica prontamente unite nel rifiutarli come pratiche inaccettabili. Esse pertanto vanno decisamente condannate come abominevoli. Lo stesso principio etico va ribadito quando si vuole giungere alla creazione e distruzione di embrioni umani destinati a scopo terapeutico. La semplice idea di considerare l'embrione come "materiale terapeutico" contraddice le basi culturali, civili ed etiche su cui poggia la dignità della persona”.
 
Sempre nell’ambito della “tecnica del trapianto” Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza del
“consenso informato”, come “condizione previa di libertà, perché il trapianto abbia la caratteristica di un dono e non sia interpretato come un atto coercitivo o di sfruttamento”. La Chiesa dice inoltre che gli organi possono essere espiantatai solo da un cadavere e che anche quest’ultimo “possiede pure una sua dignità che va rispettata. La scienza, in questi anni, ha compiuto ulteriori progressi nell'accertare la morte del paziente. E' bene, quindi, che i risultati raggiunti ricevano il consenso dall'intera comunità scientifica così da favorire la ricerca di soluzioni che diano certezza a tutti.
In un ambito come questo, infatti, non può esserci il minimo sospetto di arbitrio e dove la certezza ancora non fosse raggiunta deve prevalere il principio di precauzione”. E “comunque, deve valere sempre come criterio principale il rispetto per la vita del donatore così che il prelievo di organi sia consentito solo in presenza della sua morte reale”.
 
Colui che riceve gli organi poi, dovrebbe essere cosciente di ricevere “un dono che va oltre il beneficio terapeutico. Ciò che riceve, infatti, prima ancora di un organo è una testimonianza di amore che deve suscitare una risposta altrettanto generosa, così da incrementare la cultura del dono e della gratuità”.
 
“La via maestra da seguire, fino a quando la scienza giunga a scoprire eventuali forme nuove e più progredite di terapia, dovrà essere la formazione e la diffusione di una cultura della solidarietà che si apra a tutti e non escluda nessuno. Una medicina dei trapianti corrispondente a un'etica della donazione esige da parte di tutti l'impegno per investire ogni possibile sforzo nella formazione e nell'informazione, così da sensibilizzare sempre più le coscienze verso una problematica che investe direttamente la vita di tante persone. Sarà necessario, pertanto, fugare pregiudizi e malintesi, dissipare diffidenze e paure per sostituirle con certezze e garanzie in modo da permettere l'accrescersi in tutti di una sempre più diffusa consapevolezza del grande dono della vita”.
 
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