04/02/2009, 00.00
VATICANO
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Papa: nello Sri Lanka cessi la violenza e si rispetti il diritto umanitario

Benedetto XVI conclude le catechesi dedicate a San Paolo ricordandone il martirio. La moderna esegesi del pensiero paolino sta portando a “convergenze” tra cattolici e protestanti, “proprio nei punti del grande dissenso storico”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Un appello per lo Sri Lanka, perché sia rispettato il diritto umanitario e si giunga alla riconciliazione, e la speranza che per il cammino ecumenico è rappresentata dalle “convergenze tra cattolici e protestanti”, “proprio nei punti del grande dissenso storico” hanno segnato le parole di Benedetto XVI per l’udienza generale di oggi, l’ultima dedicata a illustrare, nell’Anno paolino, la figura ed il pensiero dell’Apostolo delle genti.
 
Nel “pressante appello” per il Paese asiatico, il Papa ha detto che “continua a destare preoccupazione la situazione nello Sri Lanka e le notizie dell'incrudelirsi del conflitto e del crescente numero di vittime innocenti, inducono a rivolgere un pressante appello ai combattenti affinché rispettino il diritto umanitario e la libertà di movimento della popolazione. I combattenti facciano il possibile - ha aggiunto - per garantire l'assistenza ai feriti e la sicurezza dei civili e consentano il soddisfacimento delle loro urgenti necessità alimentari e mediche. La Vergine di Madhu, molto venerata dai cattolici e anche da altre religioni affretti il giorno della pace e della riconciliazione in quel caro Paese”.
 
A conclusione dell’illustrazione del pensiero e della figura di San Paolo, della quale sta parlando da prima dell’estate dell’anno scorso, Benedetto XVI ha ricordato “il termine della sua vita terrena”, che secondo la tradizione è avvenuto con il martirio a Roma. “Il Nuovo Testamento non riporta il fatto, gli Atti degli apostoli terminano con il racconto della sua prigionia”. Lo stesso Paolo, però, nella lettera a Timoteo scrive che “il mio sangue sta per essere sparso”.
 
La prima testimonianza della sua morte è degli anni 90, poco più di 30 anni dopo il martirio, ed è contenuta in una lettera di Clemente I alla Chiesa di Corinto. Egli scrive che “dopo il martirio di Pietro, Paolo fu obbligato a mostrarci come si consegue il premio della pazienza”, “arrestato sette volte”, “fu araldo di Cristo”. Clemente scrive che sarebbe arrivato fino all’estremità dell’Occidente, cioè alla Spagna, ma di questo non c’è certezza. “Molto interessante il succedersi dei nomi di Pietro e di Paolo”. “Eusebio scrive che Paolo fu decapitato e Pietro crocefisso, anche se invertì l’ordine”. “Il presbitero Caio: io ti posso mostrare i trofei degli apostoli se andrai al Vaticano o sulla via Ostiense vi troverai i trofei dei fondatori della Chiesa. Li troviamo ancora oggi negli stessi luoghi”.
 
Il martirio di Paolo è raccontato per la prima volta dagli atti di Paolo del II secolo. “Nerone lo condannò alla decapitazione, che fu subito eseguita. La data viene posta dalle fonti tra la persecuzione del luglio 64, dopo l’incendio di Roma e l’ultimo anno del suo regno, il 68”. “Le tradizioni successive portano due altri elementi. Il più leggendario parla del martirio sulla via Laurentina” con un triplice rimbalzo della testa che avrebbe originato tre getti d’acqua, nella località che ancora oggi si chiama Tre fontane. “L’altro, di Caio, che la sua sepoltura è non solo fuori della città, al II miglio dell’Ostiense, ma che si trova nel podere di Lucinia, una matrona romana, e qui nel IV secolo Costantino eresse una chiesa”, poi ampliata, che è la basilica di San Paolo fuori le mura.
 
“In ogni caso la figura di Paolo grandeggia ben al di là della sua vita e della sua morte”, “come vero discepolo divenne segno di contraddizione” mentre era un “sospetto apostata” dalla legge mosaica, già negli Atti degli appostoli è “testimoniata la grande venerazione tra i cristiani”. “Tutti si sono nutriti delle Lettere”. Il Papa ha citato in proposito San Giovanni Crisostomo, Sant’Agostino e San Tommaso. La lettura del pensiero paolino ha avuto una “svolta” con la Riforma: “Lutero trovò una nuova interpretazione della dottrina della giustificazione, che lo liberò da scrupoli ed ansie della sua vita precedente”, “la fiducia nella bontà di Dio che perdona senza condizione tutto”. La Chiesa vi appare come “espressione della schiavitù della legge alla quale oppose la libertà del Vangelo”.
 
Nei tempi recenti, con la nuova interpretazione scientifica della Sacra Scrittura e di Paolo “è stato sottolineato soprattutto il concetto di libertà come cuore del pensiero paolino”. Nel progresso dell’esegesi crescono anche le convergenze tra e cattolici e protestanti. Consensi proprio nei punti del grande dissenso storico, la questione della giustificazione, centrale per l’ecumenismo.
 
“Resta luminosa la figura di apostolo e pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo”. Il suo pensiero, nelle parole del Papa, serve al “consolidamento dell’identità cristiana di ognuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa”.
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