05/04/2020, 10.05
VATICANO
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Domenica delle Palme con piazza san Pietro vuota. Papa: Dio ci ha salvato servendoci

Papa Francesco celebra la messa d’inizio della Settimana Santa all’altare della cattedra, con la basilica vuota. Presenti solo alcuni per il rito liturgico e qualche fedele. Gesù nella sua passione “ci ha serviti fino a provare le situazioni più dolorose per chi ama: il tradimento e l’abbandono”. Il dramma della pandemia “che stiamo attraversando in questo tempo ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto”.  “Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare”. “Guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri”. "Esorto voi giovani a coltivare e testimoniare la speranza, la generosità, la solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno in questo tempo difficile”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La sterminata piazza san Pietro - che può abbracciare 60mila persone - appare vuota nel giorno della domenica delle Palme. L’inizio della Settimana santa, che di solito dà il via all’arrivo di decine di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. Ma a causa delle misure di sicurezza per il coronavirus, oggi vi è silenzio e non vi è corteo delle palme, che dall’obelisco giunge fino al sagrato della gigantesca basilica. E anche se oggi è la Giornata mondiale della gioventù (la 35ma) la liturgia viene celebrata all’interno, nella basilica dalle navate vuote. Solo all’altare della cattedra sono presenti il pontefice, alcuni per il servizio liturgico e qualche sparuto fedele; il popolo assiste via streaming o in tivu. Su tutti domina il crocifisso di san Marcello, quello che il 27 marzo papa Francesco ha pregato per chiedere la fine dell’epidemia.

Nell’omelia, Francesco mette in luce il mistero della passione del Signore: “Dio – ha detto – ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo… Dio ci ha salvati lasciando che il nostro male si accanisse su di Lui…. il Padre ha sostenuto il servizio di Gesù: non ha sbaragliato il male che si abbatteva su di Lui, ma ha sorretto la sua sofferenza, perché il nostro male fosse vinto solo con il bene, perché fosse attraversato fino in fondo dall’amore”.

Il papa ha sottolineato: “Il Signore ci ha serviti fino a provare le situazioni più dolorose per chi ama: il tradimento e l’abbandono”.

Sul tradimento, il pontefice ricorda anzitutto quello operato “dall’istituzione religiosa che l’ha condannato ingiustamente e dall’istituzione politica che si è lavata le mani”. A questo si aggiungono “le nostre infedeltà… E che cosa ha fatto [il Signore] per venirci incontro, per servirci? Quello che aveva detto per mezzo del profeta: «Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente» (Os 14,5). Ci ha guariti prendendo su di sé le nostre infedeltà, togliendoci i nostri tradimenti. Così che noi, anziché scoraggiarci per la paura di non farcela, possiamo alzare lo sguardo verso il Crocifisso, ricevere il suo abbraccio”.

E mettendo a tema l’abbandono, Francesco ha spiegato: “Sulla croce, nel Vangelo odierno, Gesù dice una frase, una sola: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). È una frase forte. Gesù aveva sofferto l’abbandono dei suoi, che erano fuggiti. Ma gli rimaneva il Padre. Ora, nell’abisso della solitudine, per la prima volta lo chiama col nome generico di “Dio”. E gli grida «a gran voce» il “perché?” più lacerante: “Perché anche Tu mi hai abbandonato?”.

“Perché tutto questo? Ancora una volta per noi, per servirci. Perché quando ci sentiamo con le spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli… Ecco fin dove ci ha serviti Gesù, calandosi nell’abisso delle nostre sofferenze più atroci, fino al tradimento e all’abbandono. Oggi, nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: ‘Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene’”.

A conclusione, il papa ha detto: “Il dramma che stiamo attraversando in questo tempo ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore. Allora, in questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, guardiamo il Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare… Certo, amare, pregare, perdonare, prendersi cura degli altri, in famiglia come nella società, può costare. Può sembrare una via crucis. Ma la via del servizio è la via vincente, che ci ha salvati e che ci salva la vita. Vorrei dirlo specialmente ai giovani, in questa Giornata che da 35 anni è dedicata a loro. Cari amici, guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come Gesù per noi”.

Alla fine della comunione, prima della preghiera dell’Angelus, Francesco si è rivolto “ai giovani di tutto il mondo, che vivono in maniera inedita, a livello diocesano, l’odierna Giornata Mondiale della Gioventù”. “Oggi – ha aggiunto - era previsto il passaggio della Croce dai giovani di Panamá a quelli di Lisbona. Questo gesto così suggestivo è rinviato alla domenica di Cristo Re, il 22 novembre prossimo. In attesa di quel momento, esorto voi giovani a coltivare e testimoniare la speranza, la generosità, la solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno in questo tempo difficile”.

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