22/03/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: non vi è vera pace senza verità

Nel suo primo incontro con il corpo diplomatico, Francesco spiega perché ha scelto il nome del Santo di Assisi. L'amore per i poveri, non solo gli indigenti, ma anche coloro che sono vittime della "dittatura del relativismo". "Il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell'altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello". Ma "non si possono costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri". Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni anzitutto con l'Islam.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Non vi è vera pace senza verità!", non c'è vera pace se non ci si preoccupa anche del bene degli altri, in primo luogo dei poveri - non solo gli indigenti, ma anche coloro che sono vittime della "dittatura del relativismo" - se non si cerca il dialogo, nel quale è fondamentale il ruolo della religione, perché "non si possono costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri". Al suo primo incontro con i diplomatici accreditati presso la Santa Sede - 179 Stati, cui vanno aggiunti organismi come l'Olp e organizzazioni internazionali - papa Francesco parla al mondo "spiegando" il nome del santo del quale ha scelto il nome.

La Sala regia del Palazzo apostolico nei suoi affreschi ricorda le vittorie della Santa Sede, da Lepanto in poi. Sala "solenne", quindi, nella quale è tradizione far passare le personalità politiche. Perché "ricordino". Anche qui Francesco ha fatto sostituire il "trono" con una semplice poltrona bianca.

Il Papa, risponde - in italiano e non, come è abitudine in questi incontri, in francese - al decano del corpo diplomatico, Jean-Claude Michel, ambasciatore del Principato di Monaco, dicendo che la "numerosa presenza" dei diplomatici è "un segno che le relazioni che i vostri Paesi intrattengono con la Santa Sede sono proficue, sono davvero un'occasione di bene per l'umanità. È questo, infatti, che sta a cuore alla Santa Sede: il bene di ogni uomo su questa terra! Ed è proprio con questo intendimento che il Vescovo di Roma inizia il suo ministero, sapendo di poter contare sull'amicizia e sull'affetto dei Paesi che voi rappresentate, e nella certezza che condividete tale proposito. Allo stesso tempo, spero sia anche l'occasione per intraprendere un cammino con quei pochi Paesi che ancora non intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede, alcuni dei quali - li ringrazio di cuore - hanno voluto essere presenti alla Messa per l'inizio del mio ministero, o hanno inviato messaggi come gesto di vicinanza".

"Come sapete - aggiunge - ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell'Italia e dell'Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l'amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull'esempio di Francesco d'Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l'indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste".

"Ma c'è anche un'altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la 'dittatura del relativismo', che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d'Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra".

"Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell'altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare! Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti. Infatti, come sapete la mia famiglia è di origini italiane; e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l'altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità".

"In quest'opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l'Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d'inizio del mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo islamico. Ed è pure importante intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli. Lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate. Un cammino difficile però, se non impariamo sempre più ad amare questa nostra Terra. Anche in questo caso mi è di aiuto pensare al nome di Francesco, che insegna un profondo rispetto per tutto il creato, il custodire questo nostro ambiente, che troppo spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo avidamente a danno l'uno dell'altro".

 

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