24/10/2016, 10.53
VATICANO
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Papa: non vivere con rigidità la legge, ma la mitezza, la benevolenza e il perdono sono doni di Dio

“Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita; ma c’è anche qualcosa di malattia. Quanto soffrono i rigidi: quando sono sinceri e si accorgono di questo, soffrono! Perché non riescono ad avere la libertà dei figli di Dio; non sanno come si cammina nella Legge del Signore e non sono beati”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Dietro agli atteggiamenti di rigidità nell’ossequio alla legge “c’è un’altra cosa, sempre”, non la rigidità, ma la mitezza, la benevolenza e il perdono sono doni di Dio. L’ha detto papa Francesco nell’omelia della messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, prendendo spunto dal brano del Vangelo che racconta di Gesù che guarisce una donna di sabato provocando lo sdegno del capo della sinagoga perché, dice, è stata violata la Legge del Signore.

“Non è facile – ha osservato il Papa - camminare nella Legge del Signore”, è “una grazia che dobbiamo chiedere”. Gesù accusa il capo della sinagoga di essere ipocrita, una parola che “ripete tante volte ai rigidi, a quelli che hanno un atteggiamento di rigidità nel compiere la legge”, che non hanno la libertà dei figli, “sono schiavi della Legge”. Invece, "la Legge non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi, per farci figli”.

“Dietro la rigidità c’è un’altra cosa, sempre! E per questo Gesù dice: ipocriti!”. “Dietro la rigidità c’è qualcosa di nascosto nella vita di una persona. La rigidità non è un dono di Dio. La mitezza, sì; la bontà, sì; la benevolenza, sì; il perdono, sì. Ma la rigidità no! Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita; ma c’è anche qualcosa di malattia. Quanto soffrono i rigidi: quando sono sinceri e si accorgono di questo, soffrono! Perché non riescono ad avere la libertà dei figli di Dio; non sanno come si cammina nella Legge del Signore e non sono beati. E soffrono tanto! Sembrano buoni, perché seguono la Legge; ma dietro c’è qualcosa che non li fa buoni: o sono cattivi, ipocriti o sono malati. Soffrono!”.

Francesco ha indicato in proposito la parabola del figlio prodigo, in cui il figlio maggiore, che si era comportato sempre bene, s’indigna col padre perché riaccoglie con gioia il figlio minore dissoluto, ma tornato a casa pentito.  Questo atteggiamento fa vedere cosa c’è dietro una certa bontà: “la superbia di credersi giusto”. “Dietro questo far bene, c’è superbia. Quello sapeva che aveva un padre e nel momento più buio della sua vita è andato dal padre; questo soltanto del padre capiva che era il padrone, ma mai lo aveva sentito come padre. Era un rigido: camminava nella Legge con rigidità. L’altro ha lasciato la Legge da parte, se ne è andato senza la Legge, contro la Legge, ma ad un certo punto ha pensato al padre ed è tornato. E ha avuto il perdono. Non è facile camminare nella Legge del Signore senza cadere nella rigidità”.

“Preghiamo il Signore – ha concluso il Papa - preghiamo per i nostri fratelli e le nostre sorelle che credono che camminare nella Legge del Signore è diventare rigidi. Che il Signore faccia sentire loro che Lui è Padre e che a Lui piace la misericordia, la tenerezza, la bontà, la mitezza, l’umiltà. E a tutti ci insegni a camminare nella Legge del Signore con questi atteggiamenti”.

 

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