22/06/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: pace per “l’amato e martoriato” Libano

Il Paese dei cedri ricordato da Benedetto XVI in occasione della beatificazione, a Beirut, di Yaaqub da Ghazir Haddad. Vicinanza per le vittime del naufragio avvenuto nelle Filippine. Prima dellla recita dell’Angelus, ha evidenziato come il Vangelo insegni che chi “teme” Dio non ha paura, perché sa di essere “nelle braccia” del Padre.
Città del Vatican (AsiaNews) – Pace per il “martoriato” Libano e solidarietà per le vittime del naufragoi provocato dal ciclone che ha colpito le Filippine oggi nelle parole del Papa alla recita dell’Angelus. Prima della recita della preghiera mariana, Benedetto XVI alle 20mila persone presenti in Piazza San Pietro, prendendo spunto dal Vangelo di oggi ha detto che chi “teme” Dio non ha paura, perché sa di essere “nelle braccia” del Padre, non è vittima di quella paura “di tipo esistenziale” che “sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico”.
  
“Nel Vangelo di questa domenica – ha dunque detto - troviamo due inviti di Gesù: da una parte "non temete gli uomini" e dall’altra "temete" Dio (cfr Mt 10,26.28). Siamo così stimolati a riflettere sulla differenza che esiste tra le paure umane e il timore di Dio. La paura è una dimensione naturale della vita. Fin da piccoli si sperimentano forme di paura che si rivelano poi immaginarie e scompaiono; altre successivamente ne emergono, che hanno fondamenti precisi nella realtà: queste devono essere affrontate e superate con l’impegno umano e con la fiducia in Dio. Ma vi è poi, oggi soprattutto, una forma di paura più profonda, di tipo esistenziale, che sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico. Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane – ha proseguito -  la Parola di Dio è chiara: chi "teme" Dio "non ha paura". Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come "il principio della vera sapienza", coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo. Essere "senza timor di Dio" equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre (cfr Sal 130,2): chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura”.
  
Il pensiero per il Libano, dopo la recita dell’Angelus, è venuto dalla beatificazione, oggi a Beirut, di Yaaqub da Ghazir Haddad, al secolo Khalil, dei Frati minori cappuccini e fondatore della congregazione delle Suore francescane della Croce del Libano. “Nell’esprimere le mie felicitazioni alle sue figlie spirituali – ha detto -  auspico con tutto il cuore che l’intercessione del beato Abuna Yaaqub, unita a quella dei Santi libanesi, ottenga a quell’amato e martoriato Paese, che troppo ha sofferto, di progredire finalmente verso una stabile pace”.
 
“Vicinanza spirituale” Benedetto XVI ha poi espresso per le vittime del naufragio nelle Filippine di un traghetto e per la popolazione delle isole ugualmente colpite dal ciclone. Una preghiera per “le vittime di questa nuova tragedia del mare nella quale pare siano coinvolti anche numerosi bambini”.
 
Ai presenti, infine, il Papa ha dato appuntamento per la cerimonia con la quale, sabato prossimo, egli stesso aprirà nella basilica di San Paolo l’anno giubilare per il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle genti.
 
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