10/04/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: per noi Dio è "un papà", che ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo

All'udienza generale Francesco dice che essere cristiani significa dare testimonianza di una speranza che non delude, "un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo mondo che spesso non riesce a sollevare lo sguardo verso l'altro, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio". Un invito alla preghiera per le vittime del terremoto che ha colpito l'Iran.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Dio è come un padre, meglio è come un papà, che ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quado sbagliamo", perché Dio "non si dimentica mai di noi", "è fedele". Questo significa per la nostra vita la risurrezione di Gesù, "fondamento" della nostra speranza, una speranza che è "un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo mondo che spesso non riesce a sollevare lo sguardo verso l'altro, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio".

Di cosa "significa per la nostra vita" l'evento della Risurrezione papa Francesco ha parlato oggi alle 40mila persone presenti per l'udienza generale in piazza san Pietro, che il Papa ha lungamente percorso a bordo della jeep bianca, circondato dall'entusiasmo dei fedeli. Ha anche rimesso il ciuccio a un bimbo che gli era stato portato. Un clima nel quale, al momento dei saluti, parlando stavolta in spagnolo Francesco ha definito "molto importante" la presenza del San Lorenzo de Almagro, la sua squadra di calcio.

"La nostra fede - ha detto - si fonda sulla Morte e Risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa". Francesco ha poi ricordato che nella sua Prima lettera san Pietro "ci dice che con la Risurrezione di Gesù qualcosa di assolutamente nuovo avviene: siamo liberati dalla schiavitù del peccato e diventiamo figli di Dio, siamo generati cioè ad una vita nuova. Quando si realizza questo per noi? Nel Sacramento del Battesimo. In antico, esso si riceveva normalmente per immersione. Colui che doveva essere battezzato scendeva nella grande vasca del Battistero, lasciando i suoi vestiti, e il Vescovo o il Presbitero gli versava per tre volte l'acqua sul capo, battezzandolo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Poi il battezzato usciva dalla vasca e indossava la nuova veste, quella bianca: era nato cioè ad una vita nuova, immergendosi nella Morte e Risurrezione di Cristo. Era diventato figlio di Dio. San Paolo nella Lettera ai Romani scrive: voi «avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!». E' proprio lo Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo che ci insegna, ci spinge, a dire a Dio 'Padre', e meglio 'Abbà' è 'papà', così è il nostro Dio, è un papà per noi".

"Tuttavia questa relazione filiale con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere, dev'essere alimentata ogni giorno con l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, specialmente della Penitenza e dell'Eucaristia, e la carità. Noi possiamo vivere da figli! Noi possiamo vivere da figli. E questa è la nostra dignità. Noi abbiamo dignità di figli! Comportarci come veri figli". "Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l'esperienza del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio. Per questo dobbiamo avere il coraggio della fede, non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: Dio non serve, non è importante per te. E' proprio il contrario: solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, la nostra debolezza, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!".

"Cari fratelli e sorelle - ha proseguito - dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore Risorto è la speranza che non viene mai meno, che non delude. La speranza non delude, quella del Signore. Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all'eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele".

"Non dobbiamo dimenticare - ha concluso - che Dio sempre è fedele, Dio sempre è fedele con noi!. Essere risorti con Cristo mediante il Battesimo, con il dono della fede, per un'eredità che non si corrompe, ci porti a cercare maggiormente le cose di Dio, a pensare di più a Lui, a pregarlo di più. Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato".

Un invito alla preghiera, infine, per le persone colpite dal terremoto in Iran, "che ha causato morti numerosi feriti e gravi danni. Prego per le vittime ed esprimo la mia vicinanza alle persone colpite da questa calamità. Preghiamo per tutti questi fratelli e sorelle dell'Iran".

 

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