07/06/2006, 00.00
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Papa: possano tutti i cristiani riconoscere il vero significato del primato di Pietro

Benedetto XVI, parla del primato voluto da Gesù e riconosciuto dagli apostoli. Una preghiera a braccio,perché "confidato a povere persone umane, possa essere esercitato nel senso originario e possa essere riconosciuto dai fratelli che non sono in piena comunione con noi".

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il fondamento del primato di Pietro nella volontà manifestata da Gesù e riconosciuta dai Dodici, e le preghiere, a braccio, perché le "povere persone umane" alle quali il primato è affidato lo sappiano esercitare secondo la volontà di Gesù e perché in tal senso possa essere riconosciuto anche dai cristiani non in piena comunione con Roma hanno segnato l'odierna udienza generale di Benedetto XVI.

L'unità dei cristiani, indicata dallo stesso Benedetto XVI come uno degli obiettivi fondamentali del pontificato, ha così accompagnato la riflessione sul "primato", definito "elemento costitutivo" della Chiesa, da sempre uno degli ostacoli principali, se non il principale, all'unità dei cristiani. In proposito, Giovanni Paolo II nell'enciclica "Ut unum sint" (1995) affermò la disponibilità della Chiesa cattolica a discutere non il primato, ma i modi concreti del suo esercizio. Oggi Benedetto XVI ha voluto sottolineare che il compito affidato a Pietro, è "di confermare i fratelli". "Questo – ha detto a braccio - è il primato detto per tutti i tempi: Pietro deve essere il custode della comunione con Cristo, guidare alla comunione con Cristo", "con la carità di Cristo, anche guidare alla realizzazione di questa carità nella vita di ogni giorno".

Nella sua riflessione, Benedetto XVI oggi ha voluto evidenziare diversi aspetti del "primato": l'istituzione da parte di Cristo, la consapevolezza di Pietro e il riconoscimento da parte dei Dodici.

In una giornata primaverile, con la piazza affollata da almeno 40mila fedeli che l'hanno colorata di bandiere, cappellini, fazzoletti ed anche qualche ombrello, per difendersi da sole, a tratti già caldo, il Papa ha sottolineato come il racconto di Giovanni del primo incontro di Gesù con Simone, fratello di Andrea, "registra un fatto singolare: Gesù, 'fissando lo sguardo su di lui, disse: Tu sei Simone,

il figlio di Giovanni; ti chiamerai Kefa (che vuol dire Pietro)' (Gv 1, 42). Gesù non era solito cambiare il nome ai suoi discepoli", anzi "Egli non ha mai attribuito un nuovo nome ad un suo discepolo. Lo ha fatto invece con Simone e quel nome, tradotto in greco Petros, ritornerà più volte nei Vangeli e finirà per soppiantare il nome originario. Il dato acquista particolare rilievo se si tiene conto che, nell'Antico Testamento, il cambiamento del nome prelude in genere all'affidamento di una missione (cfr Gn 17,5; 32,28 ss. ecc.). Di fatto, la volontà di Cristo di attribuire a Pietro uno speciale rilievo all'interno del Collegio apostolico risulta da numerosi indizi: a Cafarnao il Maestro va ad alloggiare nella casa di Pietro (Mc 1,29); quando la folla gli si accalca intorno sulla riva del lago di Genesaret, tra le due barche lì ormeggiate, Gesù sceglie quella di Simone (Lc 5,3); quando in circostanze particolari Gesù si fa accompagnare da tre discepoli soltanto, Pietro è sempre ricordato come primo del gruppo: così nella risurrezione della figlia di Giairo (cfr Mc 5,37; Lc 8,51), nella Trasfigurazione (cfr Mc 9,2; Mt 17,1; Lc 9,28), durante l'agonia nell'Orto del Getsemani (cfr Mc 14,33; Mt 16,37). E ancora: a Pietro si rivolgono gli esattori della tassa per il Tempio ed il Maestro paga per sé e per lui soltanto (cfr Mt 17, 24-27); a Pietro per primo Egli lava i piedi nell'ultima Cena (cfr Gv 13,6) ed è per lui soltanto che prega affinché non venga meno nella fede e possa confermare poi in essa gli altri discepoli (cfr Lc 22, 30-31)".

"Pietro stesso è, del resto, consapevole di questa sua posizione particolare: è lui che spesso, a nome anche degli altri, parla chiedendo la spiegazione di una parabola difficile (Mt 15,15), o il senso esatto di un precetto (Mt 18,21) o la promessa formale di una ricompensa (Mt 19,27)".

Benedetto XVI ha poi posto l'accento sulla "professione di fede che, ancora a nome dei Dodici, egli fa nei pressi di Cesarea di Filippo. A Gesù che chiede: 'Voi chi dite che io sia?', Pietro risponde: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente' (Mt 16, 15-16). Di rimando Gesù pronuncia allora la dichiarazione solenne che definisce, una volta per tutte, il ruolo di Pietro nella Chiesa: 'E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa... A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli' (Mt 16, 18-19). Le tre metafore a cui Gesù ricorre sono in se stesse molto chiare: Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l'edificio della Chiesa; egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire o chiudere a chi gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare o sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo".

"Questa posizione di preminenza che Gesù ha inteso conferire a Pietro si riscontra anche dopo la risurrezione: Gesù incarica le donne di portarne l'annunzio a Pietro, distintamente dagli altri Apostoli (cfr Mc 16,7); da lui e da Giovanni corre la Maddalena per informare della pietra ribaltata dall'ingresso del sepolcro (cfr Gv 20,2) e Giovanni cederà a lui il passo quando i due arriveranno davanti alla tomba vuota (cfr Gv 20,4-6); sarà poi Pietro, tra gli Apostoli, il primo testimone di un'apparizione del Risorto (cfr Lc 24,34; 1 Cor 15,5). Questo suo ruolo, decisamente sottolineato (cfr Gv 20,3-10), segna la continuità fra la preminenza avuta nel gruppo apostolico e la preminenza che continuerà ad avere nella comunità nata con gli eventi pasquali, come attesta il Libro degli Atti (cfr 1,15-26; 2,14-40; 3,12-26; 4,8-12; 5,1-11.29; 8,14-17; 10; ecc.). Il suo comportamento è considerato così decisivo, da essere al centro di osservazioni ed anche di critiche (cfr At 11,1-18; Gal 2,11-14). Al cosiddetto Concilio di Gerusalemme Pietro svolge una funzione direttiva (cfr At 15 e Gal 2,1-10), e proprio per questo suo essere il testimone della fede autentica Paolo stesso riconoscerà in lui una certa qualità di "primo" (cfr

1 Cor 15,5; Gal 1,18; 2,7s.; ecc.). Il fatto, poi, che diversi dei testi chiave riferiti a Pietro possano essere ricondotti al contesto dell'Ultima Cena, in cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli (cfr Lc 22,31 s.), mostra come la Chiesa che nasce dal memoriale pasquale celebrato nell'Eucaristia abbia nel ministero affidato a Pietro uno dei suoi elementi costitutivi".

E' a conclusione della sua riflessone che Benedetto XVI ha pregato, a braccio, perché il "primato di Pietro, affidato a povere persone umane possa sempre essere esercitato in questo senso originario voluto dal Signore e possa così essere anche sempre più nel suo vero significato riconosciuto dai fratelli ancora non in piena comunione con noi". (FP)

 

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