16/06/2016, 11.53
VATICANO
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Papa: pregare il Padre dimenticando le offese “è la migliore preghiera che tu possa fare”

“Padre”, la parola che Gesù usava nei momenti più forti, è “la pietra d’angolo” della preghiera, “è una chiamata a Colui che mi ha dato l’identità di figlio”. “Senza sentire che siamo figli, senza sentirsi figlio, senza dire Padre la nostra preghiera è pagana, è una preghiera di parole”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La parola “Padre” è “la pietra d’angolo” della preghiera, “è una chiamata a Colui che mi ha dato l’identità di figlio” e “pregare il Padre perdonando tutti, dimenticando le offese è la migliore preghiera che tu possa fare”. L’ha ha detto il Papa nella Messa celebrata stamattina a Casa santa Marta, prendendo spunto dal brano del Vangelo nel quale Gesù insegna il Padre Nostro” ai suoi discepoli per soffermarsi sul valore del pregare il Padre nella vita del cristiano.

Francesco sottolineando che per un cristiano le preghiere non sono “parole magiche”,   ha rammentato che “Padre” è la parola che Gesù pronuncia sempre nei momenti forti della sua vita. E nel Vangelo di oggi Gesù “indica proprio lo spazio della preghiera in una parola: Padre”. Questo Padre “che sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che noi le chiediamo”. Un Padre che “ci ascolta di nascosto, nel segreto, come Lui, Gesù, consiglia di pregare: nel segreto”.

“Questo Padre che ci dà proprio l’identità di figli. E quando io dico ‘Padre’ ma arrivo fino alle radici della mia identità: la mia identità cristiana è essere figlio e questa è una grazia dello Spirito. Nessuno può dire ‘Padre’ senza la grazia dello Spirito. ‘Padre’ che è la parola che Gesù usava nei momenti più forti: quando era pieno di gioia, di emozione: ‘Padre, ti rendo lode, perché tu riveli queste cose ai bambini’; o piangendo, davanti alla tomba del suo amico Lazzaro: ‘Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato’; o poi, dopo, alla fine, nei momenti finali della sua vita, alla fine”.

“Nei momenti più forti”, ha evidenziato il Papa, Gesù dice: Padre, “è la parola che più usa”, “Lui parla col Padre. E’ la strada della preghiera e, per questo io mi permetto di dire, è lo spazio di preghiera”. “Senza sentire che siamo figli, senza sentirsi figlio, senza dire Padre la nostra preghiera è pagana, è una preghiera di parole”.

Certo, ha aggiunto, si possono pregare la Madonna, gli angeli e i santi. “Ma la pietra d’angolo della preghiera è Padre”. Se non siamo capaci di iniziare la preghiera da questa parola, ha avvertito, “la preghiera non andrà bene”. “Padre. E’ sentire lo sguardo del Padre su di me, sentire che quella parola ‘Padre’ non è uno spreco come le parole delle preghiere dei pagani: è una chiamata a Colui che mi ha dato l’identità di figlio. Questo è lo spazio della preghiera cristiana – ‘Padre’ – e poi preghiamo tutti i santi, gli angeli, facciamo anche le processioni, i pellegrinaggi… Tutto bello, ma sempre incominciando con ‘Padre’ e nella consapevolezza che siamo figli e che abbiamo un Padre che ci ama e che conosce i nostri bisogni tutti. Questo è lo spazio”.

Francesco ha così rivolto il pensiero alla parte in cui nella preghiera del “Padre Nostro”, Gesù fa riferimento al perdono del prossimo come Dio perdona noi. “Se lo spazio della preghiera è dire Padre l’atmosfera della preghiera è dire ‘nostro’: siamo fratelli, siamo famiglia”. Ha così ricordato cosa è successo con Caino che ha odiato il figlio del Padre, ha odiato suo fratello. Il Padre ci dà l’identità e la famiglia. “Per questo è tanto importante la capacità di perdono, di dimenticare, dimenticare le offese, quella sana abitudine ‘ma, lasciamo perdere… che il Signore faccia Lui’ e non portare il rancore, il risentimento, la voglia di vendetta”.

“Pregare il Padre perdonando tutti, dimenticando le offese – la conclusine di Francesco - è la migliore preghiera che tu possa fare”. “E’ buono che alcune volte facciamo un esame di coscienza su questo. Per me Dio è Padre, io lo sento Padre? E se non lo sento così, ma chiedo allo Spirito Santo che mi insegni a sentirlo così. Ed io sono capace di dimenticare le offese, di perdonare, di lasciar perdere e se no, chiedere al Padre ‘ma anche questi sono i tuoi figli, mi hanno fatto una cosa brutta… aiutami a perdonare’?. Facciamo questo esame di coscienza su di noi e ci farà bene, bene, bene. ‘Padre’ e ‘nostro’: ci dà l’identità di figli e ci dà una famiglia per ‘andare’ insieme nella vita”.

 

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