22/11/2017, 12.26
VATICANO
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Papa: quando andiamo a messa è come se andassimo al Calvario

La celebrazione è “entrare” nella passione, morte, risurrezione, ascensione di Gesù. Non è il momento di chiacchierare, prendere fotografie, commentare. “Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù Cristo risorto. Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Quando andiamo a messa è come se andassimo al Calvario, “è lo stesso”, è “entrare” nella passione, morte, risurrezione, ascensione di Gesù. Non è il momento di chiacchierare, prendere fotografie, commentare. Papa Francesco continua a dedicare alla messa le sue catechesi per l’udienza generale, sottolineando il vero senso del partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia.

Così, oggi, alle 15mila persone presenti in piazza san Pietro – tra le quali è passato on la jeep bianca sulla quale ha fatto salire alcuni ragazzi - ha parlato della messa “memoriale del Mistero pasquale di Cristo”. Essa, quindi, “ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita. Per questo, per comprendere il valore della Messa dobbiamo innanzitutto capire allora il significato biblico del ‘memoriale’. Esso «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali”. “Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua. E la Messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo ‘esodo’, che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna. Non è soltanto un ricordo, è di più, è fare presente quello che è accaduto venti secoli fa”.

“L’Eucaristia ci porta sempre al vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, come ha fatto sulla croce, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. Dice il Concilio Vaticano II: «Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione» (Cost. dogm. Lumen gentium, 3). Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù Cristo risorto. Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore. Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. Nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua. Nella Messa si fa Pasqua. Nella Messa ci uniamo a Lui. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui, come afferma San Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Il suo sangue, infatti, ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce”.

“Cristo invece ci ridà la vita, è la pienezza della vita, e quando ha affrontato la morte la annientata per sempre: «Risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita», confessa la Chiesa celebrando l’Eucaristia (Preghiera eucaristica IV). La Pasqua di Cristo è la vittoria definitiva sulla morte, perché Lui ha trasformato la sua morte in supremo atto d’amore. E nell’Eucaristia, Egli vuole comunicarci questo suo amore pasquale, vittorioso. Se lo riceviamo con fede, anche noi possiamo amare veramente Dio e il prossimo, possiamo amare come Lui ha amato noi, dando la vita. Se l’amore di Cristo è in me, posso donarmi pienamente all’altro, nella certezza interiore che se anche l’altro dovesse ferirmi io non morirei; altrimenti dovrei difendermi. I martiri hanno dato la loro vita proprio per questa certezza della vittoria di Cristo sulla morte. Solo se sperimentiamo questo potere di Cristo, il potere del suo amore, siamo veramente liberi di donarci senza paura”.

“E questa è la Messa: entrare in questa passione, morte, risurrezione, ascensione di Gesù. E quando andiamo a Messa, è come se andassimo al calvario, lo stesso. Ma pensate voi: se noi andiamo al calvario – pensiamo con immaginazione -  in quel momento, e noi sappiamo che quell’uomo lì è Gesù. Ma, noi ci permetteremo di chiacchierare, di prendere fotografie, di fare un po’ lo spettacolo? No! Perché è Gesù! Noi sicuro saremmo nel silenzio, nel pianto e anche nella gioia di essere salvati”.

 

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