05/01/2017, 12.16
VATICANO
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Papa: serve una cultura vocazionale, “dagli orizzonti ampi e dal respiro di comunione”

“Per essere credibili ed entrare in sintonia con i giovani, occorre privilegiare la via dell’ascolto, il saper ‘perdere tempo’ nell’accogliere le loro domande e i loro desideri. La vostra testimonianza sarà tanto più persuasiva se, con gioia e verità, saprete raccontare la bellezza, lo stupore e la meraviglia dell’essere innamorati di Dio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Al giorno d’oggi nella Chiesa c’è bisogno di una cultura vocazionale, “dagli orizzonti ampi e dal respiro di comunione; capace di leggere con coraggio la realtà così com’è con le fatiche e le resistenze”, capace di essere per i giovani una “sorgente d’acqua fresca per dissetarsi e poi proseguire il loro cammino di ricerca”. E’ l’esortazione che il Papa ha rivolto nel discorso consegnato ai circa 800 partecipanti al convegno promosso dall’ufficio per la pastorale delle vocazioni della Conferenza episcopale italiana, ricevuti oggi, al termine del loro incontro di tre giorni sul tema: “Alzati, va’ e non temere”.

L’incontro di questi giorni, ha sottolineato Francesco, ha “l’orizzonte e il cammino verso l’Assemblea sinodale del 2018, sul tema ‘Giovani, fede e discernimento vocazionale’. Il ‘sì’ totale e generoso di una vita donata è simile ad una sorgente d’acqua, nascosta da tanto tempo nelle profondità della terra, che attende di sgorgare e scorrere all’esterno, in un rivolo di purezza e freschezza”.

“In questo orizzonte si colloca anche il vostro servizio, con il suo stile di annuncio e di accompagnamento vocazionale. Tale impegno richiede passione e senso di gratuità. La passione del coinvolgimento personale, nel saper prendervi cura delle vite che vi sono consegnate come scrigni che racchiudono un tesoro prezioso da custodire. E la gratuità di un servizio e ministero nella Chiesa che richiede grande rispetto per coloro di cui vi fate compagni di cammino. È l’impegno di cercare la loro felicità, e questo va ben oltre le vostre preferenze e aspettative. Faccio mie le parole di Papa Benedetto XVI: «Siate seminatori di fiducia e di speranza. È infatti profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù di oggi. Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. [...] Eppure, questa può essere l’ora di Dio» (Discorso ai partecipanti al Convegno europeo sulla pastorale vocazionale, 4 luglio 2009)”.

“Per essere credibili ed entrare in sintonia con i giovani, occorre privilegiare la via dell’ascolto, il saper ‘perdere tempo’ nell’accogliere le loro domande e i loro desideri. La vostra testimonianza sarà tanto più persuasiva se, con gioia e verità, saprete raccontare la bellezza, lo stupore e la meraviglia dell’essere innamorati di Dio, uomini e donne che vivono con gratitudine la loro scelta di vita per aiutare altri a lasciare una impronta inedita e originale nella storia. Ciò richiede di non essere disorientati dalle sollecitazioni esteriori, ma di affidarci alla misericordia e alla tenerezza del Signore ravvivando la fedeltà delle nostre scelte e la freschezza del ‘primo amore’ (cf Ap 2,5)”.

Di qui l’invito: “non stancatevi di ripetere a voi stessi: ‘io sono una missione’ e non semplicemente ‘io ho una missione’. «Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273). Essere missione permanente richiede coraggio, audacia, fantasia e voglia di andare oltre, di andare più in là. Infatti, ‘Alzati, va’ e non temere’ è stato il tema del vostro Convegno. Esso ci aiuta a fare memoria di molte storie di vocazione, in cui il Signore invita i chiamati ad uscire da sé per essere dono per gli altri; ad essi affida una missione e li rassicura: «Non temere, perché io sono con te» (Is 41,10). Questa sua benedizione si fa incoraggiamento costante e appassionato per poter andare oltre le paure che rinchiudono in sé stessi e paralizzano ogni desiderio di bene. È bello sapere che il Signore si fa carico delle nostre fragilità, ci rimette in piedi per ritrovare, giorno dopo giorno, l’infinita pazienza di ricominciare”.

“Sentiamoci sospinti dallo Spirito Santo a individuare con coraggio strade nuove nell’annuncio del vangelo della vocazione; per essere uomini e donne che, come sentinelle (cf Sal 130,6), sanno cogliere le striature di luce di un’alba nuova, in una rinnovata esperienza di fede e di passione per la Chiesa e per il Regno di Dio. Ci spinga lo Spirito ad essere capaci di una pazienza amorevole, che non teme le inevitabili lentezze e resistenze del cuore umano”.

 

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