12/10/2012, 00.00
NEPAL
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Parlamentari nepalesi: il “deserto spirituale” impedisce la nascita di uno Stato laico

di Kalpit Parajuli
Dopo un decennio di guerra civile, il Paese himalayano non ha ancora una Costituzione e i fra i partiti regnano divisioni ed egoismi. Riprendendo le parole del Papa in apertura dell’Anno della Fede, la spiritualità diventa un fattore essenziale e necessario anche in politica. La festa indù di Dashain occasione per un accordo fra gli schieramenti.

Kathmandu (AsiaNews) - Il "deserto spirituale" e l'inaridimento della fede, aspetti più volte evocati da papa Benedetto XVI, sono fra le principali cause dello stallo politico in Nepal, da tempo in attesa di una nuova Costituzione che non arriva a causa del mancato consenso fra i partiti. Sono infatti i leader del panorama parlamentare nazionale a puntare l'indice contro la "desertificazione spirituale" in atto nel Paese himalayano, che impedisce il raggiungimento di un "accordo condiviso" sulla ripartizione del potere e sulla "laicità dello Stato" quale punto di partenza per il rinnovamento della nazione.

Durante le celebrazioni per l'inizio dell'Anno della Fede il papa ha sottolineato l'importanza della fede e della spiritualità, quali aspetti fondanti della vita del singolo individuo. Questi fattori sono essenziali anche in politica, per l'equa spartizione dei poteri e il raggiungimento di un consenso su valori condivisi. Tuttavia, interessi personali e divisioni ideologiche - acuite negli ultimi mesi - hanno ridotto le speranze di promulgare una Costituzione laica, in grado di dare un volto alla Repubblica, nata nel maggio 2008 dopo un decennio di guerra civile.

Ram Chandra Poudel, di religione indù e figura di primo piano del Nepali Congress, sottolinea ad AsiaNews che "la gran parte dei leader sono diventati egocentrici ed egoisti". E, aggiunge, aumenta la sfiducia e la diffidenza reciproca; per questo egli invita all'onestà "verso Dio e verso il popolo", fattore iniziale dal quale partire per costruire "fiducia reciproca e onestà". Agni Sapkota, dei Maoisti, auspica che con l'approssimarsi della festività indù di Dashain e l'aiuto delle divinità, sarà "più facile raggiungere un accordo" politico fra i partiti.

Bamdev Gautman, vice-presidente del Partito comunista nepalese (Uml), ricorda che sebbene oggi "molti leader maoisti sono induisti praticanti", in passato durante gli anni di lotta hanno promosso campagne contro i movimenti religiosi e impedito la pratica di culto. Per questo, aggiunge, "ancora oggi gli induisti vedono i maoisti come atei incalliti". Egli auspica che il mese di Dashain (la più importante e opulenta festività indù) possa "stemperare le divisioni", perché quattro mesi di stallo politico - da fine maggio si discute la bozza di Costituzione - hanno "ridotto le speranze del popolo nepalese" in uno Stato laico e stabile a livello politico. 

 

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