11/07/2012, 00.00
INDIA – ITALIA
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Parroco di Quilon: I marò italiani sono bravi ragazzi

P. Stephen Kulakkayathil, della diocesi a cui appartenevano i due pescatori indiani morti nell’incidente con l’Enrica Lexie, ha pranzato con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Rinviata al 17 luglio prossimo la prima udienza del processo di primo grado, per il quale i fucilieri sono accusati di omicidio.

Kochi (AsiaNews) - "Due bravi ragazzi": così p. Stephen Kulakkayathil, parroco di Quilon, definisce ad AsiaNews i marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Il sacerdote, responsabile della pastorale per la comunità cattolica a cui apparteneva una delle vittime, ha avuto la possibilità di pranzare con loro nell'albergo di Kochi, dove si trovano in attesa dell'inizio del processo di primo grado. Prevista per ieri, la prima udienza è stata rinviata il prossimo 17 luglio. Il procedimento penale li vede unici imputati per l'omicidio di Jelestein, 45 anni, e Ajesh Binki, 25 anni, nell'incidente avvenuto il 15 febbraio scorso tra la petroliera italiana Enrica Lexie e un peschereccio indiano, al largo delle coste del Kerala.

I tempi molto dilatati rendono faticoso capire in che direzione si svilupperà la vicenda. Per p. Stephen, "averli conosciuti è stato un bel momento, un'opportunità per confrontarsi e capire anche la loro posizione. Non abbiamo parlato del caso perché è in corso un processo, ma posso dire che mi sembrano brave persone. Noi e le famiglie delle vittime preghiamo per loro". Avvenuto due settimane fa, al pranzo erano presenti anche p. Giuseppe Faraci, cappellano militare, e altri sacerdoti indiani.

Liberati su cauzione il 30 maggio scorso, i due fucilieri del Battaglione San Marco sono stati sin dall'inizio del caso gli unici accusati per la morte dei due pescatori. Il caso della Enrica Lexie è scoppiato lo scorso 15 febbraio al largo delle coste del Kerala, quando i due militari a bordo della petroliera italiana come guardie di sicurezza, avrebbero sparato scambiando un peschereccio indiano per una barca di pirati. Il 25 aprile scorso, i familiari dei due pescatori hanno raggiunto un accordo economico extragiudiziario con il governo italiano, che prevedeva il risarcimento di 10 milioni di rupie (circa 145mila euro) a testa, in cambio del ritiro dalle cause civili in cui figuravano come parte lesa. (GM)

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