21/04/2016, 08.50
SIRIA - LIBANO
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Patriarca Laham: Non dimentichiamo e preghiamo per i vescovi sequestrati

Da tre anni non si hanno notizie di mons. Yohanna Ibrahim, siro-ortodosso e mons. Boulos Yaziji, greco-ortodosso, di Aleppo. Gregorio III: Impossibile avere notizie certe; serve uno sforzo comune per la pace. L’augurio è che “il loro destino e la loro sofferenza” siano “un segno dell’avvenire”. 

Damasco (AsiaNews) - La comunità cristiana in Siria “non ha dimenticato” i suoi vescovi, perché “ogni volta che si tiene una preghiera comune si parla di loro, si pensa a loro”. Nei giorni scorsi “si è tenuta una celebrazione a Beirut” e lo stesso avverrà oggi “nella sede del patriarcato greco-ortodosso”, sempre nella capitale libanese. È quanto afferma ad AsiaNews il patriarca melchita Gregorio III Laham, commentando i tre anni trascorsi dal sequestro di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Boulos Yaziji ad Aleppo, nel nord della Siria.

Dal 22 aprile 2013 non si hanno notizie dei due prelati della chiesa siro-ortodosso e greco-ortodossa, la cui sorte resta avvolta nel mistero più fitto. Un sequestro “anomalo”, cui non sono seguite rivendicazioni né trattative concrete per ottenere il loro rilascio. Un duro colpo a queste Chiese d’Oriente, da sempre simbolo del dialogo interreligioso, di arricchimento spirituale e intellettuale per la regione. 

Mons. Yohanna Ibrahim, vescovo della diocesi siro-ortodosso di Aleppo e mons. Boulos Yaziji, arcivescovo della diocesi greco-ortodossa della città, sono stati rapiti poco prima delle 6 del pomeriggio nella località di Kafr Dael, a circa 10 km da Aleppo. Secondo alcuni testimoni i due prelati stavano trattando il rilascio di due sacerdoti p. Michel Kayyal (armeno-cattolico) e p. Maher Mahfouz (greco-ortodosso), sequestrati nel febbraio dello stesso anno.

Giunti a un posto di blocco delle milizie ribelli, l'auto con a bordo i due vescovi è stata affiancata da alcuni uomini armati, forse jihadisti ceceni, che hanno sparato contro il veicolo, uccidendo l'autista diacono e sequestrando i prelati.

Dalle testimonianze raccolte nelle ore successive al sequestro sarebbe emerso che il gruppo era composto da stranieri che non parlavano arabo. Tuttavia, da quel momento sulla vicenda è calato il silenzio, nessun gruppo ha rivendicato il gesto e ad oggi non è dato sapere nemmeno se i due vescovi metropoliti di Aleppo sono ancora in vita.

Per questo la Chiesa siro-ortodossa e la Chiesa greco-ortodossa hanno organizzato un incontro di preghiera intitolato “Noi non dimentichiamo”, che si è tenuto il 19 aprile scorso a Beirut con l’obiettivo di mantenere vivo il loro ricordo. Alla funzione hanno partecipato personalità politiche e religiose di Libano e Medio oriente. Fra questi Habib Ephrem, presidente della Lega siriaca ha affermato che “questo sequestro non interessa a nessuno”. Ancor più duro l’ex ministro Faycal Karamé, secondo cui il rapimento è “un atto premeditato”, un “messaggio” ai cristiani per dir loro di “lasciare la regione” e dietro il quale vi sarebbe “la mano di Israele” anche se gli autori materiali sarebbero gruppi estremisti musulmani. 

Interpellato da AsiaNews Gregorio III, siriano, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, conferma che “da tre anni non si sa nulla di loro” e nessuna notizia circolata finora “ha un fondamento, non vi sono comunicazioni vere o verosimili in merito alla loro sorte”. È “impossibile”, conferma, avere “notizie certe”. 

“Quello che possiamo fare - prosegue il prelato - è rinnovare l’appello alla preghiera, perché vi sia una mobilitazione generale, internazionale, per la pace in Siria”. L’augurio, aggiunge, “è che il loro destino e la loro sofferenza siano un richiamo, un appello al mondo per la pace. Che questi due martiri siano un segno dell’avvenire, una croce sul cammino della popolazione siriana”. 

Il patriarca melchita afferma con forza che mons. Yohanna Ibrahim e mons. Boulos Yaziji “non sono dimenticati” e “ogni volta che si prega in comune, si parla di loro”. 

Da sempre critico per l’intervento delle potenze occidentali (e regionali) prima in Iraq e poi in Siria, che hanno esacerbato il conflitto, Gregorio III auspica che “il mondo si interessi a questa vicenda, che si occupi della crisi siriana, del dramma dei fedeli e del suo popolo nel complesso”. Questa ricorrenza, conclude, “spero possa essere occasione per lanciare un appello di pace. Serve un’alleanza universale per la pace, non statunitense, araba, russa. Ci vuole la buona volontà per far avanzare i colloqui e trovare un punto comune. Invece c’è chi attacca, vuole il caos, per alimentare il supermercato del denaro, degli interessi, delle armi… Con la guerra qualcuno ci guadagna!”. 

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