27/12/2011, 00.00
LIBANO
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Patriarca Rai: Un Libano libero dalle armi

di Paul Dakiki
Alla messa di Natale il capo della Chiesa maronita domanda che sia “demilitarizzato” il Paese. Gli Hezbollah unico gruppo militante con armi proprie. Alla messa hanno partecipato il capo dello Stato, il card. Sfeir, il nunzio e politici cristiani di opposte tendenze, come Aoun e Gemayel.
Beirut (AsiaNews) – Il patriarca maronita Bechara Rai si augura che il governo si impegni a liberare il Libano da tutte le armi, lasciandone l’uso solo alle forze legali dell’esercito. Durante la messa di Natale celebrata il 25 dicembre a Bkerke, il patriarca Rai ha sottolineato che “È dovere solo dello Stato, a cui è affidato il compito della sicurezza dei cittadini e della pace nella nazione, raccogliere tutte le armi e porle sotto il solo controllo delle forze legittime del Libano, così che Beirut e tutto il Libano siano liberi dalle armi”.

Le parole del capo della Chiesa maronita sembrano accogliere i desideri di molti parlamentari che durante l’anno hanno domandato una Beirut “demilitarizzata” - dopo aspri scontri a fuoco fra Hezbollah e membri dell’Associazione caritativa islamica a Burj Abi Haidar – come anche una Tripoli senza armi.

Ma le sottolineature del patriarca toccano soprattutto la situazione degli Hezbollah, unico gruppo militare che non ha mai abbandonato le armi, giustificandosi con la necessità di essere pronti a combattere contro Israele. Orse a questo proposito, il patriarca ha anche aggiunto: “Lo Stato deve pure sottomettere tutte le missioni di difesa e di sicurezza alle decisioni della sola autorità politica e accrescere la fiducia nelle sue forze armate”.

La messa di Natale è stata concelebrata anche dal patriarca emerito Nasfrallah Sfeir e dal nunzio in Libano, mons. Gabriele Caccia.

Alla liturgia erano presenti oltre al capo di Stato, Michel Suleiman, anche politici cattolici che militano in gruppi opposti, fra cui il capo dei Kataeb, Amin Gemayel, e il capo della Corrente Patriottica Libera, Michel Aoun, vicina agli Hezbollah.

Nella sua omelia il patriarca Rai ha anche chiesto maggiore giustizia e meno corruzione nel Paese, oltre a un impegno per favorire le condizioni di vita dei libanesi, provati dalla crisi economica. Egli ha anche spinto perché i libanesi che hanno trovato rifugio in Israele possano tornare in Libano ed essere amnistiati.

Nel 2000, con il ritiro di Israele dal sud Libano, molti libanesi, fra cui militari dell’esercito del Libano sud, si sono rifugiati in Israele temendo rappresaglie. Lo scorso novembre il governo di Mikati ha varato una legge che accetta il ritorno di questi libanesi, ma esclude chi ha militato nell’esercito del Libano sud.
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