21/05/2013, 00.00
IRAQ
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Patriarca Sako: l’unità, bene fondamentale per la Chiesa caldea “ferita”, ma che vuole continuare ad annunciare il Vangelo

di Joseph Mahmoud
In una lettera al clero l’affermazione della “ecumenicità” di una Chiesa che “è stata e sarà sempre aperta a tutte le nazioni e le lingue, perché Cristo l’ha mandata per proclamare il Vangelo a tutte le nazioni” e che quindi non può e non vuole essere coinvolta in campagna nazionalistiche. “E’ ora di comprendere che la nostra Chiesa è invitata nella sua coscienza a trasformare la sua realtà alla luce della risurrezione”.

Baghdad (AsiaNews) - L'unità è un bene fondamentale per una Chiesa, come quella caldea, che in Iraq è "ferita e dispersa" , ma che vuole continuare a portare avanti la sua missione fondamentale, annunciare il Vangelo a tutti, senza distinzione alcuna. Ciò la porta, tra l'altro, a non volere, né poter essere coinvolta in dispute di carattere politico, campo di competenza dei fedeli laici. Lo scrive il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako in una lettera al clero, pubblicata con la data del 19 maggio.

"La nostra Chiesa - scrive il Patriarca - è ferita, dispersa, soffre per tanti motivi, tra i quali: la destabilizzazione nel Paese da quando è caduto il regime di Saddam, nel 2003; la mancanza della visione sulla realtà e sul futuro; l'esodo dei cristiani; la fuga di alcuni sacerdoti in Occidente e alcuni hanno appartenuto ad altre chiese; l'assenza dell'autorità (leadership) nella Chiesa; la mancanza del rispetto ai canoni". "L'eredità è molto pesante" e richiede "una pausa contemplativa seria per riflettere sulla nostra situazione attuale e raccoglierci per il progresso della nostra Chiesa", per farle riprendere il suo ruolo "come l'ha segnato il Signore Gesù. È un'occasione adatta per lavorare insieme come una squadra e in uno spirito evangelico per servire la nostra gente senza eccezione. Non perdiamo gli sforzi ed i tempi".

Il documento affronta poi il tema della campagna di nazionalismo caldeo e della posizione del Patriarcato su tale tema, affermando che "non è un difetto amare la propria nazione e esserne orgoglioso, ma il difetto sta nel considerarla meglio di tutte e sopra tutte, peggio ancora quando qualcuno insulta chi non appartiene alla sua identità. È successo qualcosa del genere negli ultimi tempi, tanto che si è chiesto l'atteggiamento del Patriarcato sul nazionalismo caldeo e sulla politica. Alcune voci hanno provato a distruggere l'identità della nostra Chiesa Caldea Cattolica, della quale siamo orgogliosi, attraverso i media, nella pretesa della "libertà di espressione". Purtroppo, un sito web della Chiesa è andato dietro questa tendenza. Sono persone che vedono le cose con un occhio solo e cercano di spingere la Chiesa nei loro interessi, ma questo non avviene mai! Siamo una Chiesa e vediamo le cose con occhi aperti, con globalità e grande responsabilità. Tali persone non potranno farci abbandonare i nostri principi cristiani". "Il nostro cammino verso l'autenticità è nel ritorno alle origini e nel rinnovamento". "L'unità, invece, è una grande sfida, senza di essa non c'è futuro. Insisto sull'unità e chiedo a tutti di prendere la responsabilità di realizzarla al di fuori delle polemiche e delle divisioni". "Lavoriamo tutti per l'unità della Chiesa d'Oriente, perché ogni divisione è un peccato. Abbiamo vissuto nella nostra visita pastorale alla diocesi di Australia (2-16 maggio) incontri di unità con la Chiesa Assira d'Oriente che rimarranno scritte nella nostra memoria e nel nostro cuore, e ci ha dato un impulso per andare avanti con fiducia".

"La forza della Chiesa - si legge ancora nella lettera - sta nella sua missione, non nei suoi soldi, né nel numero dei suoi seguaci. Sono tanti quelli che hanno parlato recentemente sulla maggioranza e sulla minoranza nella Chiesa, sui ricchi e poveri, i potenti e deboli, e sulla "vittoria" come fossimo in guerra. Questo è una vergogna. Se ritorniamo al Vangelo, vedremo che la forza è nell'élite e nelle piccole cose come il sale e la luce, il lievito,  il piccolo gregge! il nostro stare in Iraq e nel Medio Oriente è un segno di speranza e di convivenza nonostante le minacce di morte!

"La Chiesa Caldea Cattolica è stata e sarà sempre aperta a tutte le nazioni e le lingue perché Cristo l'ha mandata per proclamare il Vangelo a tutte le nazioni. Ed oggi, ci sono assiri, arabi e curdi in essa, dobbiamo farli tutti caldei? che dobbiamo dire sui caldei musulmani! Siamo Chiesa Caldea Cattolica, aperti ai cristiani ed ai musulmani ed agli altri. Crediamo nell'unità e nel pluralismo e che l'amicizia sta nel cuore della vita divina e la nostra vita cristiana deve esserne segnata. Noi il clero, in tutte le nostre posizioni, non abbandoniamo la nostra missione evangelica per trasformarci in sostenitori di politica nazionalista".

"Affermiamo che la politica è la competenza dei laici competenti. Noi li incoraggiamo ad aprire scuole per insegnare la lingua caldea, centri culturali e sociali che si occupano della cultura e dell'arte, partiti politici che difendono i diritti, ma non possiamo inserirci come aderenti o di esserne sostenitori. Questa è una linea rossa. Restiamo attaccati alla nostra vocazione sacerdotale e al servizio di tutta la gente senza eccezione".

"La Chiesa - ricorda il Patriarca - è Madre e Maestra e non c'è un conflitto tra le due. L'insegnamento è un'attività che entra in profondo nella maternità. La madre fa inserire il suo figlio nella comunità umana con amore e pazienza, e nella Chiesa con fede, fiducia e speranza. La Chiesa è una madre piena di bontà e di perdono, insegna suoi figli la verità e li orienta verso la via giusta, illumina con la luce del Vangelo tutta la vita, con lo spirito d'amore, saggezza e sfida! Il  Codice Canonico delle Chiese Orientali afferma chiaramente: "I fedeli cristiani, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad accogliere con cristiana obbedienza ciò che i Pastori della Chiesa, che rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede oppure stabiliscono come guide della Chiesa". "Come persone consacrate, il nostro ruolo principale rimane sempre quello di proclamare il Vangelo e di trasmettere la fede con la forza dello Spirito Santo e con amore e fraternità tra gli uomini". "La nostra vocazione non accetta compromessi né sfruttamenti, ma è sempre rivolta all'immagine di Cristo".

"Cari amici - conclude la lettera - è ora di comprendere che la nostra Chiesa Caldea Cattolica è invitata nella sua coscienza a trasformare la sua realtà alla luce della risurrezione, vita e rinnovamento, con un impegno generoso, e a far contribuire i suoi figli, uomini e donne, nel dipingere il suo futuro con linee chiare, non con le parole né le critiche, ma con le azioni e i suggerimenti e con una metodologia scientifica che potrà trasformarsi a una forza attiva nella società. Tale lavoro richiede gli sforzi di tutti, ciò che è la sostanza del prossimo sinodo caldeo".

 

 

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