18/04/2013, 00.00
VATICANO - TERRA SANTA
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Patriarca Twal: Seguendo papa Francesco, visitate e pregate per la Terra Santa

di Simone Cantarini
Il patriarca di Gerusalemme racconta il suo incontro con il papa: "Il Santo Padre è ansioso di visitare la terra dove tutto ha avuto inizio". Guerra civile siriana, occupazione israeliana e crisi economica spingono sempre più cristiani ad abbandonare il Medio oriente. Il lavoro delle nuove parrocchie sorte nei campi profughi in Giordania per aiutare cristiani e musulmani. L'appello del patriarca a pregare per la pace.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Papa Francesco verrà a Gerusalemme ed è ansioso e felice di poter visitare un giorno la terra dove tutto ha avuto inizio". È quanto afferma ad AsiaNews sua beatitudine Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme, che lo scorso 15 aprile ha fatto visita al papa con una delegazione della Chiesa di Terra Santa. "Due giorni fa - dichiara commosso - ho concelebrato con lui la Santa Messa. È bello trovare una persona, un uomo così disponibile e vicino". Il prelato lancia un appello a tutti i cattolici del mondo: "In questo Anno della fede visitate la nostra terra e la nostra Chiesa, madre di tutte le Chiese cattoliche, che si affida alle preghiere e alla solidarietà di voi pellegrini. Il vostro abbraccio aiuta i cristiani di Terra Santa ad affrontare le avversità".

Durante il colloquio in Vaticano, il patriarca Twal e papa Francesco hanno parlato della drammatica situazione dei cristiani in Medio oriente, colpiti dalla guerra civile siriana, dal conflitto israelo-palestinese e dalla disoccupazione che costringe sempre più persone a emigrare all'estero, soprattutto in America latina. Dal 1967 ad oggi, circa il 35% dei cristiani ha abbandonato la Terra Santa. Se continuerà questa tendenza, entro il 2020 essi saranno solo l'1,6% della popolazione. A questo quadro si aggiungono gli oltre 300mila profughi siriani, cattolici e ortodossi, in fuga dalla guerra in Siria e le centinaia di migliaia di cristiani iracheni costretti a lasciare il loro Paese a causa dei continui attentati islamisti. 

"Papa Francesco - racconta Twal -  è molto vicino alla nostra Chiesa e ai cristiani di tutto il Medio oriente". Il primo incontro fra le due personalità risale al 2011 a Buenos Aires: "Mi ero recato in viaggio in Argentina per visitare le famiglie emigrate e lì ho potuto constatare di persona la grande disponibilità e semplicità dell'allora cardinal Bergoglio". Citando le testimonianze di alcuni fedeli, il prelato racconta che lo stesso porporato prendeva su di sé la responsabilità di parrocchie e diocesi rimaste senza vescovi o sacerdoti, guidando egli stesso le comunità orfane. "Grazie a questo rapporto - spiega il patriarca - egli conosce e condivide i drammi e la difficile situazione della Chiesa in Medio oriente".

Fra gli argomenti discussi con il papa, Twal pone l'accento sul grande lavoro della comunità cattolica in Giordania, da mesi impegnata insieme alla Caritas a soccorrere migliaia di profughi siriani. Molti di essi risiedono nella sede del patriarcato ad Amman. Nei pressi del campo profughi di Zaatari, nel nord del Paese, la Chiesa latina ha creato quattro nuove parrocchie per consentire agli sfollati cristiani di andare a messa e a scuola. "L'educazione dei bambini - spiega Twal - è per tutte le famiglie residenti nel campo e gli istituti sono aperti dal mattino alla sera".

Il patriarca di Gerusalemme cita anche gli sforzi della Chiesa latina per il dialogo interreligioso in Medio oriente, diviso da odi etnici e religiosi. "I cristiani di Terra Santa - afferma - sono espressione della Chiesa universale. La loro missione è quella di essere un ponte fra musulmani ed ebrei". Purtroppo tale approccio non è sempre possibile. "Con la comunità ebraica - nota - i rapporti sono soltanto fra leader religiosi. La popolazione è ancora estranea a tali aperture che abbracciano l'aspetto religioso, ma anche quello etnico e linguistico. I cristiani di Terra Santa sono in  maggioranza di etnia palestinese e parlano arabo". Il prelato sottolinea che con i musulmani il rapporto è più semplice: "Essi subiscono con noi l'occupazione dei Territori palestinesi e patiscono gli stessi soprusi. Entrambe le comunità faticano a trovare lavoro, a spostarsi da un luogo all'altro e spesso assistono alla distruzione delle proprie case per lasciare posto agli insediamenti israeliani. Tutti però sono vittime degli odi e delle divisioni scatenate dall'espansione dei coloni. Essa è un danno anche per Israele, la cui popolazione vive sempre più isolata".

"Come ho raccontato al papa - conclude Twal - noi abbiamo bisogno del sostegno, della solidarietà e delle preghiere dei cattolici di tutto il mondo. Pregate per la fine dell'occupazione israeliana e per la pace fra ebrei, cristiani e musulmani in Medio oriente".           

 

 

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