22/12/2016, 11.46
IRAQ
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Patriarca caldeo: un Natale di pace per ricostruire l'Iraq unito e plurale

Nel messaggio per le feste Mar Sako ricorda “l’importanza della pace e il suo estremo bisogno” in una regione segnata da conflitti e divisioni. La ricorrenza è occasione per “offrire una vita nuova e un futuro migliore”. La Chiesa pronta a collaborare con leader musulmani e società civile per promuovere la convivenza. 

 

Baghdad (AsiaNews) - Fra i timori sollevati dalle guerre in Siria e Iraq e, più in generale, in tutti i confitti del Medio oriente che finiscono per colpire anche civili e bambini, il Natale “ricorda l’importanza della pace e il suo estremo bisogno”. È quanto sottolinea il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, nel suo messaggio di Natale ai fedeli e invitato ad AsiaNews. Quando lo spirito di vendetta e di ira “scompare dai nostri cuore”, aggiunge il prelato, sentiamo davvero “lo spirito natalizio, che vuol dire vivere all’insegna della carità e della gioia”. 

La storia di Gesù Cristo, avverte mar Sako, “è la storia del Dio incarnato per noi, per essere come noi, di modo che possiamo essere felici”. La festa è una occasione “per offrire una vita nuova e un futuro migliore”, come ricorda anche lo stesso papa Francesco che esorta i cristiani a essere agenti di pace e a mettere fine a tutti i conflitti. 

Il Paese e l’intera regione mediorientale sono preda di guerre, attentati, divisioni che rischiano di innescare un clima di conflitto permanente. Vi è poi anche il dramma dei rifugiati di Mosul e della piana di Ninive, che da ormai due anni e mezzo attendono di tornare nelle loro case e nelle loro terre, depredate dai jihadisti dello Stato islamico. 

Serve operare per dar vita a un “autentico e armonioso accordo” per la riconciliazione nazionale del Paese, sia a livello di “governo centrale che delle autorità regionali del Kurdistan”. Ecco dunque che i leader politici, istituzionali e religiosi sono chiamati a “costruire uno Stato civile forte”, che sappia rivoluzionare il sistema educativo che, in molti casi è esso stesso foriero di una ideologia fondamentalista. 

A questo si aggiunge la lotta alla “mentalità tribale” che prevede la “vendetta” per sanare i disaccordi, sostituendola con una “cultura aperta” che si basi su valori umani e morali autentici e integrati alla società su cui è fondata. Per Natale e il Capodanno, prosegue il primate caldeo, “vi invito a intensificare le vostre preghiere” per la fine delle violenze e delle sofferenze. 

“Vorrei esprimere in questa occasione - afferma il prelato - la mia gratitudine a tutti colore che hanno aperto le braccia per aiutare gli sfollati e alleviare le loro sofferenze, in particolar modo il governo regionale curdo, le organizzazioni caritative legate alla Chiesa e la società civile. Voglio inoltre ringrazia l’esercito irakeno e i Peshmerga e tutte le componenti del Paese che si sono adoperato per la liberazione delle terre occupate dallo Stato islamico”. 

Infine, il patriarca caldeo incoraggia i fedeli a impegnarsi nelle attività “umanitarie, educative, sociali, sanitarie e politiche”, per contribuire alla “diffusione della tolleranza, della collaborazione, del rispetto reciproco, in un contesto di unità e pluralismo”. “Vi assicuro - conclude mar Sako il suo messaggio di Natale - che la nostra Chiesa non risparmierà alcuno sforzo per collaborare con le autorità religiose musulmane, la società civile, le organizzazione e tutte le persone di buona volontà, per sostenere questo progetto promettente”. 

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