20/08/2019, 08.00
LIBANO
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Patriarca maronita: diversità religiosa e culturale, per salvare il Libano dalla deriva

Per il porporato è essenziale “uscire” dalla logica del sé e andare verso l’altro. Questa è la “chiave” del dialogo “in famiglia” e nella “vita sociale e nazionale”. Al governo il compito di attuare il piano di ripresa economica e finanziaria, colpendo “il contrabbando”. Sostegno agli insegnanti in difficoltà e perseguire l’obiettivo della “giustizia nella verità” contro torture e violenze.

Beirut (AsiaNews/OLJ) - I libanesi devono riconciliarsi con “la diversità religiosa e culturale” che caratterizza il Paese dei cedri. È quanto ha affermato il patriarca maronita, il card Beshara Raï, tornando ancora una volta sulle tensioni che animano una nazione definita “alla deriva”, a causa delle decisioni di politici e istituzioni incapaci di salvaguardare un mosaico unico al mondo. “Uscire da sé verso l’altro - ha sottolineato il porporato ai fedeli nella messa domenicale - è la chiave del dialogo e del vivere comune, in famiglia così come nella vita sociale e nazionale”.

Dalla sede patriarcale estiva di Dimane, nel Nord Libano, il card Raï ha spiegato che senza questa apertura “la vita sociale si disgrega” e resta soggetta “agli antagonismi delle appartenenze partigiane e politiche”. Sul piano nazionale, aggiunge, si moltiplicano “le inimicizie” e la crisi si aggrava mentre si moltiplicano i “discorsi accusatori” nei media e in rete. 

Il porporato auspica che il governo sia capace di applicare il piano di ripresa economica e finanziaria, sviluppato di recente nel summit a Baabda. La condizione, avverte, è che lo Stato “controlli il contrabbando nei porti e negli aeroporti, così come alle frontiere, una realtà che i dirigenti conoscono sin troppo bene”. 

Rivolgendosi ai vertici dello Stato, politici e istituzionali, il patriarca maronita ha chiesto di farsi carico del pagamento di sei mesi di stipendi arretrati, che spettano agli insegnanti delle scuole private. Molti di questi, negli ultimi giorni, sono scesi in piazza a manifestare contro i mancati emolumenti. Il card Raï ha messo anche in guarda contro i licenziamenti che le scuole sarebbero costrette ad effettuare e della crisi sociale che ne deriverebbe in caso di un mancato sostegno. 

“Come cristiani e come libanesi - ha sottolineato - siamo tenuti a diffondere la cultura del dialogo […], la cultura della giustizia nella verità, lontano dall’oppressione, dalla coercizione ottenuta mediante colpi e torture, finalizzate all’estorsione di false testimonianze”. Il riferimento è alle accuse lanciate di recente contro i vertici dei servizi di sicurezza interna e del loro direttore Imad Osman, che avrebbe utilizzato “dossier fabbricati ad arte” e avallato “la tortura” contro i detenuti nelle celle più nascoste dell’istituzione. 

Il giorno precedente, 17 agosto, il porporato ha patrocinato una cena organizzata dall’università del Santo spirito di Kaslik, organizzata dalla Fondazione maronita nel mondo; un evento in onore di un centinaio di giovani maroniti che hanno vinto nei mesi scorsi un concorso organizzato nei 16 Paesi della diaspora maronita nel mondo. 

Al termine della cena conviviale, i partecipanti si sono ritrovati alla presenza del porporato, del nunzio apostolico in Libano mons. Joseph Spiteri, del superiore dell’Ordine libanese maronita Nehmetallah Hachem e delle massime cariche della fondazione. Fra i vari interventi spiccano quelli di tre personalità maronite, presentate come modelli per i giovani: Tom Barrack, consigliere del presidente Usa Donald Trump; Gilbert Chaghouri, imprenditore in Nigeria; Riad Salamé, governatore della Banca del Libano. Tutti e tre hanno sottolineato il carattere culturale e politico eccezionale e fuori dal comune che contraddistingue il Paese dei cedri.

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