01/12/2018, 09.00
IRAQ
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Patriarchi d’Oriente: i giovani, speranza per il futuro dei cristiani in Medio oriente

Si è chiusa ieri la 26ma Conferenza dei patriarchi d’Oriente, in programma per la prima volta in Iraq. L’invito a mantenere salda la fede e a contribuire allo sviluppo della regione. L’analisi della situazione per ogni singolo Paese e le sfide. Il prossimo incontro nel novembre 2019 al Cairo.

Baghdad (AsiaNews) - I giovani sono il segno della “speranza” per l’avvenire dei cristiani e di tutto il Medio oriente, alla luce delle “sfide” sempre più pressanti che emergono nella regione; i leader cristiani, seguendo l’esempio di papa Francesco, assicurano il loro “impegno” per garantire “le basi” della presenza futura “nella loro terra”. È quanto emerge nella dichiarazione finale della 26ma Conferenza dei patriarchi d’Oriente, in programma (per la prima) a Baghdad, in Iraq, dal 26 al 30 novembre. Nel messaggio, giunto per conoscenza ad AsiaNews, i capi delle Chiese orientali esortano ragazzi e ragazze a “mantenere salda la fede” e a “contribuire” allo sviluppo della regione in un’ottica di pace, amore e giustizia.

L’incontro dei patriarchi aveva come obiettivo quello di rafforzare l’unità fra i cristiani d’Oriente, per rispondere alle molte sfide che minacciano la sopravvivenza stessa delle comunità, fra cui persecuzioni, estremismo e migrazione. All’evento hanno partecipato il patriarca maronita card Beshara Raï, il greco-cattolico Youssef Absi, il siro-cattolico Ignace Joseph III Younan, il rappresentante del patriarcato latino di Gerusalemme mons. Shomali e il padrone di casa, il patriarca caldeo card Louis Raphael Sako che ha tenuto il discorso di apertura.

A conferma dell’attenzione dei leader cristiani per i giovani, nel contesto della Conferenza si è tenuta una solenne messa nella cattedrale di san Giuseppe a Baghdad; durante la funzione, ragazzi e ragazze hanno condiviso con cardinali, vescovi e sacerdoti presenti le loro domande, le preoccupazioni, i timori, le aspirazioni e le sfide per il futuro.

La 26ma Conferenza, durante la quale i patriarchi e i capi delle Chiese orientali hanno incontrato il presidente della Repubblica irakena Barham Salih e il premier Adel Abdul Mahdi, si è conclusa questa mattina con una solenne concelebrazione eucaristica nella capitale. Durante la funzione è stato letto il messaggio conclusivo, che oltre a rivolgersi ai giovani è servito anche per fare il punto della situazione dei vari Paesi.

In Siria vi è “soddisfazione” per una progressiva stabilizzazione di molte parti del Paese e la speranza è che presto tutta la nazione possa essere pacificata. A questo si aggiunge un appello per un “pronto rientro” di profughi e rifugiati, per rafforzare il percorso di “unità nazionale”. Per quanto concerne l’Iraq, vi è “apprezzamento” per l’atmosfera “positiva” che comincia a emergere, a garanzia di una ulteriore “stabilità” anche se serve impegno nella lotta all’ideologia estremista che non è stata ancora sradicata del tutto. Vi è anche un invito ai giovani a “rimanere” per contribuire all’opera di ricostruzione.

Le preoccupazioni per il Libano riguardano la formazione nel più breve tempo possibile di un nuovo governo, che sappia rispondere ai problemi e alle esigenze dei cittadini. I leader cristiani ricordano e plaudono all’enorme impegno profuso dal Paese dei cedri nell’accoglienza di profughi e rifugiati dalla vicina Siria in guerra. Solidarietà viene inoltre manifestata anche per la Palestina e il suo popolo, che continua a subire l’occupazione israeliana nel contesto di una situazione che appare “congelata”. Confermato anche il “completo rifiuto” di considerare Gerusalemme come capitale di Israele e il trasferimento delle ambasciate.

Della Giordania viene apprezzata la “stabilità” e la “convivenza”, mentre per l’Egitto si sottolinea il tentativo di “rinnovare il discorso religioso” eliminando le componenti di odio, e il tentativo di garantire l’uguaglianza partendo dal principio di “cittadinanza”. Dando l’appuntamento al prossimo incontro che si terrà proprio nel Patriarcato dei copti al Cairo (Egitto) dal 25 al 29 novembre 2019, i leader cristiani si appellano a tutti i capi di Stato e governo del Medio oriente perché assicurino il rispetto dei diritti umani a tutti i cittadini, secondo quanto sancito nella carta delle Nazioni Unite.

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