22/12/2018, 11.53
CINA
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Pechino, Natale soffocato in nome della stabilità

di John Ai

Il governo è preoccupato della crescita economica e vuole potenziare il controllo sociale. Nel terzo trimestre del 2018, l’economia cinese ha avuto una crescita del 6,5%, la più debole dalla crisi finanziaria del 2008. Niente festeggiamenti e addobbi natalizi a Langfang, Xian, Kunming e altre città. Il Natale è una festa “straniera” e “sporca” le città, oltre ad “inquinare” lo spirito.

Pechino (AsiaNews) – I leader del Partito comunista cinese hanno concluso ieri un incontro a porte chiuse alla ricerca di soluzioni per potenziare la crescita economica, azzoppata dalla guerra dei dazi con gli Usa e dal rallentamento generale.

La Xinhua riporta che il governo manterrà “un’ampia liquidità” e taglierà le tasse per garantire una crescita “ragionevole” nel prossimo 2019. Nel terzo trimestre del 2018, l’economia cinese ha avuto una crescita del 6,5%, la più debole dalla crisi finanziaria del 2008.

La stabilità sociale in mezzo alle scosse economiche è divenuto il più importante scopo delle autorità. Alla questione della stabilità sono stati dedicati molti incontri del Politburo nel 2018.

La guerra dei dazi con gli Stati Uniti permette anche un’enfasi sul nazionalismo, gettando sospetti sugli “stranieri” e tentando di cementare la popolazione contro “nemici esterni”. Allo stesso tempo, per la stabilità occorre attuare un maggior controllo.

Entrambe le misure - nazionalismo e controllo – sembrano giocare un ruolo in molte città nel tentare di soffocare le celebrazioni di Natale, considerata una festa “straniera” e messa in atto da cristiani, da sottomettere agli stretti regolamenti religiosi.

A Langfang (Hebei), una città a sud della capitale, il governo locale ha bandito tutti gli aspetti natalizi in pubblico. Secondo un documento ufficiale, diffuso nella rete, a negozi e centri commerciali è proibito decorare le vetrine e gli interni con alberi di Natale e con luci. È proibito anche ai venditori ambulanti di offrire prodotti che hanno qualche relazione con il Natale. Il documento del governo spinge anche i cittadini a riportare alle autorità eventi religiosi che si tengono all’aperto e in pubblico.

Alle richieste dei media, le autorità di Lanfang non hanno voluto essere intervistate. Il Global Times, giornale legato al Partito comunista, ha spiegato che Langfang sta cercando di migliorare il posto nella graduatoria della campagna per la “Città più civilizzata nella nazione”, lanciata da Dipartimento della propaganda del Partito. Più che bandire il Natale, essi vogliono che la città sia “pulita” e non sporcata alle vendite che avvengono in questi giorni.

La rimozione delle decorazioni natalizie è attuata anche a Xian (Shaanxi), a Kunming (Yunnan) e in altre zone. Negli anni passati vi sono stati divieti a celebrare Natale in luoghi pubblici e in università. Le autorità non hanno mai spiegato le ragioni di questa decisione. Va detto che nel Natale in Cina domina più la promozione commerciale che l’atmosfera religiosa. In ogni caso, le feste natalizie e le cerimonie sono un momento in cui, per curiosità o per interesse, molta gente viene ad incontrare cristiani e si pone domande sul significato del Natale, momento della nascita di Cristo.

Per questo, diverse personalità cristiane pensano che questa campagna contro il Natale sia parte di un tentativo di schiacciare la religione cristiana, bollata come “religione dell’occidente e come “inquinamento spirituale” da parte di forze straniere.

In questi mesi, vi sono stati raid contro alcune chiese cristiane sotterranee quali la Chiesa di Sion a Pechino, quella della Prima Pioggia dell’Alleanza a Chengdu, la Rongguili di Guangzhou. Queste Chiese hanno migliaia di fedeli, impegnati nell’evangelizzazione e sono molto radicate nelle città. Le autorità sono anche impegnate a forzare gruppi cattolici sotterranei ad aderire all’Associazione patriottica e sottomettersi al controllo del Partito, anche in seguito all’accordo firmato fra Cina e Vaticano.

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