20/08/2008, 00.00
CINA
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Pechino, la libertà religiosa secondo le Olimpiadi

di Wang Zhicheng
Agli stranieri si garantisce cerimonie, incontri e perfino messe nella propria lingua; per i cattolici cinesi della Chiesa ufficiale vi sono ordini per non far raduni troppo numerosi e che durino a lungo. Vescovi e sacerdoti della Chiesa sotterranea subiscono gli arresti domiciliari. Mons. Giulio Jia Zhiguo controllato 24 ore su 24 dalla polizia. Le belle immagini del China Daily.

Pechino (AsiaNews) – Due pesi e due misure: mentre al villaggio olimpico gli stranieri godono piena (o quasi) libertà religiosa, la Chiesa sotterranea e quella ufficiale in Cina sono sotto stretto controllo di polizia e associazioni patriottiche, per “evitare assembramenti” e “garantire la sicurezza” durante il periodo dei Giochi.

Come promesso da tempo dal governo cinese, al villaggio olimpico vi è tutta una zona dedicata alla spiritualità e alla preghiera. I cristiani cattolici e protestanti condividono delle sale comuni; vi sono poi sale per buddisti e musulmani, per ebrei e indù. Vi è attenzione anche alle qualità del cibo offerto secondo i credo religiosi: vegetariano, halal, kosher… Alcuni team olimpici hanno un loro cappellano che può celebrare messa, incontrare fedeli, parlare con libertà, ecc…

Secondo alcuni cappellani cinesi lì presenti vi sono addirittura funzioni in cui partecipano sia membri stranieri che fedeli della Cina. Tutto questo però avviene nel ben vigilato villaggio olimpico dove possono accedere solo persone registrate o accompagnate da loro.

I turisti provenienti dall’estero sono trattati in genere con grande larghezza, anche se vi sono eccezioni. Un gruppo di cristiani americani sono stati fermati a Kunming (Yunnan) perché portavano con loro 300 copie della Bibbia. Le leggi cinesi vietano l’importazione di libri religiosi in quantità superiore all’uso personale.

Con la presenza di turisti stranieri in città, alla Dong Tang (chiesa di san Giuseppe) e alla Bei Tang (Chiesa di san Salvatore) si è dato il via a celebrazioni in lingua italiana e tedesca, con sacerdoti di madrelingua. Alle celebrazioni partecipano anche alcuni cinesi. Non è chiaro se questa liberalità continuerà anche dopo le Olimpiadi. Un sacerdote cinese ha detto ad AsiaNews che il governo dovrà valutare in seguito,  se insorgono o meno “problemi di sicurezza”. Fino ad ora messe nelle varie lingue e con sacerdoti stranieri sono state celebrate nelle ambasciate (in spazi “extra-territoriali”), ma dove non sono ammessi cinesi: poliziotti locali vigilano e controllano i passaporti di tutti i fedeli all’entrata.

Il tentativo di separare fedeli cinesi da quelli stranieri fa parte del disegno delle associazioni patriottiche di costruire una chiesa nazionale, separata da tutti. Per questo, pur con tutte le critiche contro la censura della Cina verso i siti internet, molti siti cattolici con pagine in cinese sono ancora oscurati. Fra questi: quello di Radio Vaticana, AsiaNews, il sito della Chiesa di Hong Kong, Corea, Singapore,...

La questione “sicurezza” domina da anni la scena sociale cinese dove ogni giorno, a causa di corruzione, espropri, inquinamento scoppiano dalle 200 alle 300 rivolte, ma invece di estirpare le cause degli scontri, si preferisce arrestare i rivoltosi, sparare sulla folla, soffocare i raduni. Nel periodo olimpionico, la Cina sta facendo di tutto per mostrarsi moderna e liberale, ma proprio per salvare questa immagine non permette a nessuno di manifestare, presentare petizioni, esprimere pareri discordi rispetto al credo ufficiale. Ne fanno le spese anche le comunità cristiane, sebbene nessun cristiano sia mai stato implicato in violenze contro la nazione.

Già prima delle Olimpiadi tutti i sacerdoti e vescovi della Chiesa ufficiale hanno ricevuto lettere e ammonizioni perché durante il periodo dei Giochi non organizzino speciali manifestazioni e  raduni. Se ve ne sono di già programmati, essi non devono superare le 200 persone e devono durare il minimo possibile. Capita così che diversi sacerdoti, nel timore di tenere per troppo tempo i fedeli in chiesa, preferiscano anche non proclamare alcuna omelia, nemmeno alla domenica.

Secondo fonti di AsiaNews, per la Chiesa sotterranea vi è una situazione ancora peggiore:oltre ai vescovi scomparsi da anni, da diverse settimane molti vescovi e sacerdoti sotterranei sono agli arresti domiciliari e i fedeli sono stati minacciati di non tenere alcun raduno in questo periodo, altrimenti “dopo le Olimpiadi ci saranno provvedimenti”.

Nell’Hebei, il vescovo di Zhengding, mons. Giulio Jia Zhiguo, è sotto controllo 24 ore su 24. La polizia ha costruito perfino una baracca davanti alla casa del prelato dove, facendo turni di sonno e di guardia, essi possono sempre vigilare su di lui, non permettendogli di incontrare nessuno.

Anche a Tianjin vescovi e preti sotterranei sono agli arresti domiciliari. Sotto la minaccia di multe salate, i fedeli sono “invitati” a non ospitare alcun sacerdote sotterraneo. In diverse regioni, le comunità che nell’estate organizzano di solito raduni di catechismo per ragazzi e pellegrinaggi, hanno dovuto cancellare tutti i programmi. Altri sacerdoti sono stati “consigliati” dalla polizia a intraprendere dei viaggi per costringerli a stare lontani dalle loro comunità.

L’impressione di diversi osservatori è che la Cina voglia dare un’immagine di apertura e libertà verso l’esterno, ma all’interno continuano controlli e restrizioni. Ad accrescere l’immagine di “paradiso” della libertà religiosa, il China Daily, quotidiano semi-governativo in inglese (il più letto dai turisti), durante questo periodo ha già fatto alcuni servizi fotografici e reportage sulle chiese di Pechino e la loro storia.

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