23/06/2015, 00.00
CINA
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Pechino, per il quarto mese di fila cala la produzione industriale

I dati non sono ancora ufficiali, ma il settore è ancora sotto i 50 punti del Pmi e quindi tecnicamente in contrazione. Esperti parlano di “stabilizzazione” dell’economia nazionale, ma importazioni ed esportazioni non sembrano in grado di riprendere i ritmi degli scorsi anni. Gli stimoli del governo sono finiti nel settore azionario e non hanno raggiunto l’economia reale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Per il quarto mese consecutivo, l’attività industriale della Cina si è contratta. Tuttavia, secondo numeri e previsioni ancora non ufficiali, questa contrazione ha portato con sé anche alcuni segni di stabilizzazione per il settore, vitale per l’economia del Paese. Il valore del Pmi – scala che determina il potere d’acquisto relativo alla produzione industriale – si è attestato a 49,6: in aumento rispetto al 49,2 dello scorso mese ma ancora sotto i 50 punti, limite che separa la contrazione dall’espansione.

Sulla stessa scala, gli ordini arrivano a un confortante 50,3: le esportazioni invece, crollate in maggio, rallentano ma ad un ritmo più basso. Ma il settore perde posti di lavoro al ritmo più veloce degli ultimi 6 anni, dato che di certo preoccupa il governo centrale. Per arginare le perdite, le grandi industrie hanno accettato una riduzione dei prezzi dei propri prodotti.

Nonostante un fiume continuo di fondi pubblici, i cosiddetti “stimoli” erogati dalla Banca centrale del Popolo, la crescita economica della Cina non riesce a superare la soglia dei 7 punti percentuali. Il calo della domanda interna – provocato in parte anche dalla riduzione della capacità di acquisto – ha dato il colpo finale alla produzione industriale già provata dalla crisi economica internazionale.

Secondo alcuni analisti, il problema più grave è nel meccanismo economico stesso. Una considerevole parte dei fondi stanziati dal governo, infatti, è stata assorbita dal mercato azionario e non ha raggiunto la cosiddetta “economia reale”. In questo modo si è indebolito il potere di incentivazione fornito dal capitale a tasso zero, e la congiuntura ha gettato il Paese in una spirale da cui pare non riesca a uscire.

Per cercare di frenare quello che ormai sembra un trend inarrestabile, l’esecutivo ha affidato al Consiglio di Stato il compito di varare un piano decennale di ripresa. Questo prevede di “puntare tutto” sulle nuove tecnologie, definite “la chiave della rinascita economica cinese”. 

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