12/02/2020, 09.46
CINA
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Pechino, piccole e medie imprese le più colpite dal coronavirus

Almeno 63 milioni di aziende rischiano di chiudere entro tre mesi. Problemi di liquidità anche per ospedali e industrie esportatrici. Il traffico container nei porti cinesi si è ridotto del 20%. Lo Stato risponde con misure espansive che potrebbero però danneggiare il sistema bancario.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le piccole e medie imprese in Cina sono le più colpite dal coronavirus di Wuhan, che ha fatto 45mila contagiati e più di mille morti. La “quarantena” imposta dalle autorità, che include restrizioni agli spostamenti nel Paese, ha di fatto arrestato la produzione nazionale. Molte aziende sono ancora chiuse o non hanno abbastanza personale per avviare le normali attività.

Mentre si prevede un rallentamento della crescita economica intorno al 5%, un punto percentuale in meno rispetto al 2019, 63 milioni di piccole e medie aziende che formano la spina dorsale dell’economia cinese (coprono il 60% della produzione, secondo l’Ufficio nazionale di statistica) rischiano di avere problemi di liquidità a breve termine. Il problema maggiore è che a differenza delle grandi imprese statali esse faticano a ottenere prestiti bancari a tassi convenienti.

Ma anche gli ospedali hanno problemi finanziari che impediscono loro di acquistare il quantitativo necessario di maschere e tute protettive, e di kit per l’identificazione del coronavirus.

Lo stesso vale per le compagnie esportatrici, dato che il blocco delle attività sta spingendo i clienti a rivolgersi ai concorrenti fuori della Cina. Il traffico container nei porti cinesi si è ridotto del 20% dallo scoppio della crisi a metà gennaio, riporta Alphaliner, società che monitora il traffico merci globale. Le navi cargo già dirette in Cina stanno facendo scalo in altri porti della regione, in particolare a Busan, Corea del Sud.

Secondo un’indagine congiunta delle università Qinghua e Beijing, le aziende cinesi si aspettano un dimezzamento dei propri guadagni nel 2020. Ciò significa che alle attuali condizioni potranno sopravvivere al massimo tre mesi.

Il governo di Pechino sta intervenendo con misure espansive per proteggere l’economia dagli effetti negativi dell’epidemia polmonare. Una iniezione di liquidità della Banca centrale (Pboc) pari a 300 miliardi di yuan (39 miliardi di euro); l’ordine alle banche di posticipare la riscossione dei crediti vantati nei confronti delle imprese danneggiate dalla crisi epidemica; l’abbassamento dei tassi di interesse sui prestiti bancari; il congelamento dei debiti ipotecari e di quelli legati all’uso delle carte di credito. Sono previste inoltre particolari agevolazioni per le aziende produttrici di equipaggiamento sanitario.

Tutte misure che nel lungo periodo potrebbero però sottoporre il comparto bancario a eccessive sollecitazioni, con notevoli perdite di liquidità. In questo contesto, la crisi da produttiva si trasformerebbe anche in finanziaria.

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