30/04/2018, 08.57
CINA
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Pechino, più debole il settore manifatturiero e tessile

L’indice Pmi di aprile è ancora sopra la cifra di 50, ma si è ridotta rispetto al mese precedente. Il valore del tessile cinese nel mondo si è ridotto dal 38, 6 (nel 2015) al 35,8 (nel 2016). I Paesi del Sud e del Sudest asiatico sostituiscono la Cina.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nel mese di aprile il settore manifatturiero cinese è in leggero declino, manifestando una crescita economica stentata del Paese. Uno dei settori più in crisi è quello tessile.

Oggi il governo ha diffuso le cifre del Pmi (Purchasing Managers’ Index), che misura l’espansione o meno del commercio. Al di sopra della cifra di 50, significa che l’economia cresce; al di sotto, che l’economia si contrae. I dati per il Pmi di aprile sono scesi a 51,4, dai 51,5 di marzo. Pur rimanendo al di sopra dei 50 punti, gli esperti temono difficoltà nell’economia cinese a causa del crescente debito statale e dell’abbassamento della domanda dal resto del mondo, soprattutto dall’occidente. In più vi sono segnali di sempre maggior tensione commerciale fra Cina e Stati Uniti, che si dicono pronti da tempo per una guerra dei dazi.

Fra i settori manifatturieri più colpiti vi è il tessile. Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), l’export del tessile cinese è sceso da un valore di 236 miliardi di dollari Usa nel 2014, a 206 miliardi nel 2016. Il valore del tessile cinese nel mercato mondiale è sceso dal 38,6% nel 2015 al 35,8% nel 2016. La riduzione è dovuta soprattutto a un abbassamento delle importazioni da Unione europea, Stati Uniti, Giappone.

Alla riduzione contribuiscono anche i costi della manodopera. Il salario minimo di un operaio nel Guangdong è ormai di 336 dollari al mese, più del doppio del salario in diversi Paesi del Sud e Sudest asiatico che stanno sostituendo la Cina nell’ambito delle confezioni.

Paesi come il Bangladesh, il Vietnam, la Malaysia, la Cambogia stanno sostituendo la Cina nella produzione, anche se importano dalla Cina il materiale che essi lavorano. Un esempio: in Bangladesh, l’importazione di tessuti dalla Cina costituiva il 39% del valore nel 2005; nel 2015 è cresciuta fino al 47%.

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