14/04/2008, 00.00
CINA – TIBET
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Pechino accusa: il Dalai Lama “è contro i diritti umani”

Un editoriale anonimo apparso sulla Xinhua punta il dito anche contro il presidente della Camera americana Nancy Pelosi, la “persona meno popolare in tutta la Cina”. Arrestati ieri a Lhasa nove monaci, mentre continuano gli scontri con la polizia. Tregua per la torcia, arrivata in Oman.
Pechino (AsiaNews) – Il Dalai Lama ed i suoi seguaci “sono contrari ai diritti umani”, e il presidente della Camera americana Nancy Pelosi “è la persona meno popolare in tutta la Cina”. Lo afferma un durissimo editoriale anonimo apparso oggi sulla Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale del governo cinese. Il testo è stato pubblicato il giorno dopo l’arresto di nove monaci tibetani, accusati di aver messo una bomba in un edificio governativo di Lhasa.
 
Il Dalai Lama, recita l’articolo, “vuole restaurare l’oligarchia feudale del Tibet, decaduta con l’avvento del maoismo. La natura del Dalai e quella della sua cricca è profondamente contraria ai diritti umani, e mira a distruggere l’unità e la stabilità della Cina. Il vero scopo di queste proteste è colpire l’immagine internazionale del Paese e sabotare la torcia olimpica con ogni mezzo, anche violento”.
 
Da parte sua, il leader religioso buddista ha rinnovato ieri il proposito di dimettersi dal suo ruolo politico se non cessano le violenze in Tibet: “Se la violenza perde ogni controllo ho soltanto un’opzione: quella di dimettermi”. Tuttavia, il premio Nobel per la pace ha aggiunto: “è difficile fare altre concessioni alla Cina. La mia regione vuole soltanto l’autonomia”.
 
Le violenze sembrano però essere ancora in corso. Secondo una fonte anonima a Lhasa, continuano senza tregua gli scontri fra i militari cinesi ed i monaci dell’importante monastero di Drepung. Non è possibile confermare l’affermazione, dato che né il monastero né la stazione di polizia locale sono raggiungibili.
 
Meno tesa la situazione della torcia olimpica, arrivata questa mattina in Oman dopo aver attraversato senza contestazioni la Tanzania. A Muscat, il simbolo dei Giochi è stato accolto dalla squadra di calcio locale che questa sera la porterà per circa 20 chilometri. Il Paese mediorientale, dominato dalla famiglia al-Busaid, ha ottimi rapporti con Pechino, a cui vende il petrolio. Il governo ha garantito che non vi saranno contestazioni, anche se ha mobilitato centinaia di agenti di polizia per pattugliare il perimetro della marcia.
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