28/07/2011, 00.00
TIBET-CINA
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Pechino condanna un monaco tibetano a tre anni di prigione

di Nirmala Carvalho
Dhonyoe Dorjee è del monastero di Kirti, come altri monaci condannati nelle scorse settimane perché si oppongono al regime di occupazione. Il monastero è sorvegliato all’interno e all’esterno dalla polizia e dalle forze speciali.
Lhasa (AsiaNews) – Un altro monaco del monastero di Kirti, Dhonyoe Dorjee, nella contea di Ngaba, è stato condannato a tre anni di carcere. Al momento attuale si trova nella prigione di Mein-Yang, vicino a Chengdu nello Sichuan. Non ci sono informazioni sui dettagli del suo processo, sul tribunale che ha emesso la sentenza e sulla data in cui la Corte lo ha esaminato. E anche le accuse in base alle quali è stato condannato rimangono ignote. (21/07/2011 La Cina condanna a tre anni di prigione due monaci tibetani).

Dhonyoe Dorjee è stato arrestato l’8 aprile 2011 nel suo monastero, ed è stato tenuto in isolamento fin da allora. Dhonyoe Dorjee, di 34 anni, appartiene alla famiglia Rawe Pelkho, nella città di Cha nella contea di Ngaba. E’ stato ordinato quando era molto giovane nel monastero di Kirti.

La situazione al monastero di Kirti continua a essere tesa. Circa trecento agenti del governo, che provengono da altre contee della prefettura autonoma di Ngaba hanno occupato il monastero, per tenere i monaci sotto stretta sorveglianza. Inoltre un altro gruppo di funzionari cinesi, oltre 300, nella contea di Ngaba sta conducendo logni giorno a “Rieducazione patriottica” sui monaci. C’è una sorveglianza stretta all’interno del monastero così come negli immediati dintorni. Molti agenti di polizia, soldati e agenti delle Forze speciali pattugliano l’area intorno al monastero continuamente. Tutte le attività e i movimenti dei monaci sono limitati e tenuti sotto controllo.

Alcune fonti affermano che altri tre giovani hanno subito condanne e sono in prigione a Mein-Yang, ma non si conoscono né i loro nomi, né particolari del loro caso. Il Monastero di Kirti, con oltre 2500 monaci, è uno dei più grandi e attivi centri di cultura e religion tibetana nella regione.

Il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) fa appello alle autorità cinesi affinché rispettino i diritti umani dei tibetani in Tibet, e garantiscano un processo aperto, onesto e giusto per i prigionieri di coscienza nel Paese. Il Centro condanna la “Rieducazione patriottica” forzata, o l’”Educazione legale”, come lo Stato preferisce chiamarla, messa in atto in varie istituzioni religiose del Tibet.
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