11/08/2021, 11.24
MYANMAR-CINA
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Pechino continua a finanziare i generali golpisti

Annunciati 5,1 milioni di euro in investimenti per lo sviluppo. I governi occidentali forniscono solo aiuti umanitari. Proseguono i raid dei militari birmani contro la resistenza. L’ex Birmania è il Paese dove le compagnie cinesi compiono il maggior numero di violazioni dei diritti umani.

Yangon (AsiaNews) – La Cina continua a finanziare la giunta militare che il primo febbraio ha rovesciato in Myanmar il governo civile della leader democratica Aung San Suu Kyi. L’ambasciata cinese nell’ex Birmania ha confermato che il governo cinese sosterrà 21 progetti locali di sviluppo, per un ammontare di 5,1 milioni di euro.

A differenza dei Paesi occidentali, che hanno condannato il golpe dei generali birmani e la successiva repressione del movimento di resistenza, Pechino ha mantenuto aperti i canali di contatto con Naypyidaw. Per i leader cinesi quanto accade in Myanmar sono fatti interni a uno Stato sovrano: l’interesse primario della leadership cinese è la stabilità dello Stato confinante, chiunque sia a guidarlo.

L’Occidente fornisce solo aiuti umanitari. Ieri gli Usa hanno annunciato di aver messo a disposizione 42,7 milioni di euro per fronteggiare la pandemia da Covid-19 in Myanmar. Gruppi locali della società civile hanno chiesto l’intervento delle Nazioni Unite per combattere l’emergenza sanitaria, amplificata dalla rapida diffusione della variante Delta del coronavirus.

Nel frattempo proseguono i raid dei militari contro la resistenza. Secondo The Irrawaddy, negli ultimi giorni le Forze di sicurezza hanno colpito civili a Yangon, nella regione di Sagaing e nello Stato Kachin.  Il governo parallelo di unità nazionale, formato da membri della Lega nazionale per la democrazia (il partito di Aung San Suu Kyi) e da rappresentanti dei gruppi etnici, afferma che dal golpe l’esercito ha ucciso più di 800 civili; i militari eliminati in luglio dai resistenti sarebbero invece 740.

Gli oppositori della giunta militare accusano la Cina di aver sostenuto il colpo di Stato. Grazie soprattutto alla cooperazione energetica, Pechino esercita una significativa influenza sul Myanmar. I cinesi vogliono proteggere le condotte di gas e petrolio che da Kyaukpyu – sul Golfo del Bengala – riforniscono Kunming, capitale dello Yunnan. Il gasdotto e l’oleodotto fanno parte della Belt and Road Initiative, il piano di Xi Jinping per rafforzare i collegamenti commerciali di Pechino con il resto del mondo.

Uno studio pubblicato oggi dalla ong britannica Business & Human Rights Resource Centre ha rivelato che il Myanmar è il Paese dove le compagnie cinesi compiono il maggior numero di violazioni dei diritti umani: 97 casi su 679, individuati tra il 2013 (anno del lancio della Belt and Road) e il 2020. Il settore dei minerali è quello dove avvengono più abusi, con danni alle comunità locali. La ricerca mette in dubbio gli sforzi della Cina per apparire come un investitore estero responsabile.

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