07/03/2008, 00.00
CINA
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Pechino incarcera chi osa chiedere al governo di fare giustizia

Prima dell’inizio dell’Assemblea nazionale del popolo, oltre mille autori di petizioni al governo sono stati arrestati e rimandati indietro. Storia di chi ha presentato 15 richieste di giustizia e ha avuto solo un anno di carcere. Intanto Pechino organizza “l’assistenza religiosa” per atleti olimpici e turisti stranieri.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oltre mille cinesi sono stati arrestati nei giorni scorsi per avere cercato di sottoporre al governo denunce di torti subiti. In vista dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp), iniziata il 5 marzo, da tutto il Paese arrivano cittadini per presentare petizioni e chiedere giustizia, ma la polizia li arresta appena arrivano a Pechino e li trattiene, in attesa di rimandarli a casa.

Tra loro c’è Huang Caipiao del Fujian, allevatore di gamberi che chiede un indennizzo per l’esproprio forzato della sua attività: è stato fermato dalla polizia il 3 marzo e portato a un centro di detenzione “non ufficiale” a Majialou, nella parte sud della Capitale. “Mi hanno detto – racconta all’agenzia Radio Free Asia – che lì c’erano più di 1.000 autori di petizioni, [provenienti] da tutto il Paese”. Mentre era sotto custodia ha anche parlato con il giornalista Han Qing, pure “trattenuto” in attesa di essere rimandato nella città di Lianjiang. Huang dice che “ormai ho perso ogni speranza”: è venuto 15 volte a Pechino per chiedere giustizia, ma ha ottenuto solo un anno di carcere.

Una donna, Lin Xiuli, racconta che nel 2003 è stata buttata giù dal sesto piano di un edificio, ma gli aggressori sono stati assolti. Così è venuta a presentare una petizione alla Corte suprema a Pechino, ma la polizia l’ha fermata e rimandata indietro a Qingdao, dove ora è detenuta in un “gruppo di studio per autori di petizioni”.

I cinesi chiedono spesso giustizia al governo centrale contro poteri locali corrotti, ma la polizia – spiega l’attivista per i diritti umani Huang Qi – li intercetta appena arrivano e li rimanda indietro.  La statale Xinhua dice che il solo 5 marzo ha ricevuto sul suo sito web circa 1,5 milioni di messaggi internet con richieste, domande, commenti all’Anp.

Intanto Pechino sta predisponendo luoghi di preghiera temporanei e l’assistenza religiosa per le squadre olimpiche, all’interno del Villaggio olimpico. Fonti ufficiali spiegano che saranno a disposizione 10 imam che parlano arabo o inglese, come pure sacerdoti e suore cristiani che conoscono l’inglese e il francese. Liu Bainian, vice presidente dell’Associazione patriottica (la Chiesa ufficiale, controllta dal governo) si dilunga a spiegare che tutte le chiese cattoliche saranno aperte ai turisti cattolici e che “è allo studio” la possibilità di “dotare” gli alberghi di Bibbie per i visitatori esteri.

Esperti commentano che appare significativo che organi ufficiali debbano intervenire per assicurare il diritto dei turisti cattolici di recarsi in chiesa a pregare.

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