04/02/2010, 00.00
CINA
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Pechino minaccia: “Non date il Nobel a Liu Xiaobo”

Il regime cinese definisce “totalmente sbagliata” l’idea di assegnare il Premio Nobel per la pace all’autore di “Carta 08”, il documento che chiede libertà civili e religiosa in Cina. Ma cresce la lista dei suoi sostenitori internazionali. In carcere un altro dei firmatari della Carta.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Se il premio Nobel per la pace “venisse assegnato a una persona come Liu Xiaobo, sarebbe ovviamente una mossa totalmente sbagliata”. Lo ha detto ieri il portavoce del ministero cinese degli Esteri, Ma Zhaoxu, nel corso della ordinaria conferenza stampa settimanale. Il riferimento è alla crescente campagna internazionale che vuole assegnare proprio a Liu - professore universitario e autore di “Carta 08”, condannato a 11 anni di carcere - il prestigioso riconoscimento internazionale.
 
La settimana scorsa è stata resa pubblica una lettera aperta firmata, tra gli altri, dal Dalai Lama, da Vaclav Havel e da Desmond Tutu. Il testo della missiva, indirizzata al comitato norvegese per il Nobel che assegna il Premio, spiega: “L’impegno di Liu per portare la democrazia in Cina è, soprattutto, teso al beneficio della popolazione cinese. Il suo coraggio e il suo esempio possono aiutare a far sorgere una nuova alba di partecipazione della Cina negli affari internazionali, grazie a una società civile e indipendente”.
 
Liu Xiaobo, noto professore universitario, un anno fa ha presentato al governo (insieme ad altre 300 firme) una petizione pubblica - nota come “Carta 08” - in cui si chiede al Paese di realizzare i desideri di democrazia e libertà presenti nella storia recente della Cina. Il rispetto dei diritti umani - fra cui la libertà religiosa - è mostrato come l’unica via per salvaguardare il progresso economico raggiunto da Pechino e per correggere le devianze dittatoriali, di corruzione e di squilibrio sociale ed ecologico. Per questo, lo scorso 25 dicembre è stato condannato a 11 anni con l’accusa di “sovversione anti-statale”.
 
Ma il sostegno alla sua candidatura non si ferma. Il gruppo Pen - che opera per la libertà di espressione nel mondo - ha presentato a Stoccolma una richiesta analoga a quella degli ex Nobel. Nel testo firmato da Kwame Appiah, presidente della sezione americana del gruppo, si legge: “Liu è personalità nota per la sua autorità nel campo dei diritti politici e della libertà di espressione. Onorarlo con il Nobel sarebbe un modo perfetto per sottolineare che i diritti che chiede a Pechino sono incastonati nel diritto internazionale”. Il testo è stato firmato, fra gli altri, anche da Salman Rushdie, Philip Roth e Ha Jin.
 
Alla lista di sostenitori si aggiungono di diritto 40 deputati cechi e 50 slovacchi, che hanno risposto all’appello di Havel e si sono uniti alla richiesta di assegnazione del Nobel a Liu. Il senatore Vondra, che ha presentato la lettera di candidatura, spiega: “I valori che abbiamo cercato di rendere internazionali nel 1977 sono quelli per cui combattono oggi in Cina. Dobbiamo sostenerli”.
 
Non la pensa allo stesso modo Pechino, che continua a perseguitare gli attivisti vicini a Liu e tutti coloro che hanno firmato la Carta. Subito dopo la condanna del docente, circa 200 personalità della dissidenza hanno chiesto al governo “di essere incarcerati con Liu”. L’esecutivo cinese ha deciso in altro modo, ma sta prendendo uno per uno i responsabili. He Jian, uno dei firmatari, è sparito nel nulla dopo essere stato internato nel Centro psichiatrico di Putuo.
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