30/07/2013, 00.00
CINA
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Pechino vuole i conti di tutte le province, ma rischia brutte sorprese

di Chen Weijun
Il National Audit Office annuncia un’indagine a tutto campo sullo stato delle finanze dei vari governi locali: annullato “ogni altro progetto”. Lo scopo è quello di capire come sono stati usati i 4mila miliardi di yuan concessi in prestito e finiti in palazzi-fantasma, costruiti con il solo scopo di costruire. Gli avvertimenti inascoltati degli ultimi anni.

Pechino (AsiaNews) - Il governo centrale cinese ha lanciato un'indagine nazionale sullo stato del debito e della salute economica delle sue varie province, provocando timori diffusi secondo i quali il recente rallentamento della sua economia potrebbe colpire anche il settore finanziario. Se dovesse verificarsi il cosiddetto "atterraggio brusco" della seconda economia mondiale, si aggraverebbe ancora di più la già pericolante salute dei conti pubblici degli Stati Uniti.

D'altra parte, per cercare di contenere i danni della crisi economica mondiale - e per sostenere un sistema fatto di corruzione e malversazione - i governi provinciali hanno contratto debiti enormi per mantenere il tasso di produzione industriale: secondo l'ultima indagine, alla fine del 2010 Pechino aveva contratto debiti per 10700 miliardi di yuan (1700 miliardi di dollari americani).

L'annuncio è stato confermato dal National Audit Office (Nao), che sul proprio sito web scrive: "In linea con la richiesta del Consiglio di Stato, organizzeremo indagini a tutto campo nel Paese". Inoltre, il Nao fa sapere di aver bloccato "ogni altro progetto" al momento in corso ma non ha fornito una tabella di marcia o altri dettagli relativi all'operazione. 

L'inchiesta potrebbe rivelare danni enormi all'economia cinese. Per mantenere la crescita economica a livelli elevati, e preservare la stabilità sociale collegata alla creazione di posti di lavoro, alla fine del 2010 i governi provinciali hanno avuto accesso a un'immissione di denaro (circa 4mila miliardi di yuan) approvata dal governo centrale. Una parte di questo denaro è stata destinata al settore delle infrastrutture e a una super-produzione nelle industrie statali, ma la fetta maggiore è finita in prestiti ai privati e nel settore immobiliare.

Spinti dal denaro facile, gli immobiliaristi cinesi hanno creato una bolla speculativa che ha dato vita a "palazzi fantasma", che si ergono vuoti nelle periferie - e a volte persino nei centri - di tutte le città del Paese. Essendo nati grazie a prestiti statali, ma non producendo alcuna ricchezza, si teme che questi edifici possano divenire un incubo finanziario in grado di minare le basi del sistema socio-economico nazionale.

L'emergenza dura da anni. La sovrapproduzione e la distorsione monetaria, l'eccesso di immissione valutaria e le strette contro l'inflazione e la ricapitalizzazione forzata delle banche cinesi hanno evidenziato nel corso degli ultimi due anni il rischio di un crollo improvviso e devastante dell'economia cinese. D'altra parte già nel 2011 il professor Larry Lang, stimato commentatore e docente di Studi finanziari all'Università cinese di Hong Kong, aveva avvertito che "i conti pubblici sono in rosso" e che "Pechino sta barando per mantenersi in vita".

 

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