04/10/2005, 00.00
CINA
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Pechino vuole più petrolio dal Xinjiang

La regione è ricca di greggio e di gas naturale, finora tenuti "di riserva". Annunciati grandi investimenti per la ricerca e la raffinazione, ma si teme anche un aumento delle attività di polizia.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino vuole sfruttare i ricchi giacimenti petroliferi dello Xinjiang, provincia nord della Cina. Finora l'estrazione è stata diretta soprattutto ai giacimenti delle zone orientali, mentre quelli della Regione autonoma Uighura sono stati considerati una riserva strategica. L'aumento del prezzo e delle importazioni (la Cina importa il 45% del petrolio che consuma) fa ritenere ora opportuno il pieno sfruttamento delle ricchezze interne.

Verso la fine del giugno 2005 il vice premier Zeng Peiyan, il ministro per le Risorse e il territorio e alcuni funzionari della Commissione per la riforma e lo sviluppo dello Stato hanno partecipato, insieme a esponenti delle industrie petrolifere China National Petroleum Corporation (Cnpc) e China Petrochemical Corporation (Sinopec), a un seminario nello Xinjiang sullo situazione delle fonti energetiche e hanno concordato di realizzare di impianti nella zona per lo sfruttamento dei giacimenti. A Tarim, Junggar e Turpan-Hami esistono giacimenti stimati in 20,9 miliardi di tonnellate di petrolio e in 10,85 trilioni di metri cubi di gas naturale, pari al 25,5% e al 27,9% delle risorse dell'intera Cina.

Nel 2004 in Xinjiang sono stati estratti 22,6 milioni di tonnellate di greggio: le compagnie Cnpc e Sinopec prevedono di arrivare a 30 milioni di tonnellate di greggio e a 18 miliardi di metri cubi di gas per il 2010. Nella regione arriveranno, inoltre, 20 milioni di tonnellate di greggio tramite l'oleodotto dal Kazakistan, così da rendere lo Xinjiang il principale fornitore di fonti energetiche.

Cnpc e Sinopec hanno annunciato un investimento di 20,85 miliardi di yuan nella ricerca di giacimenti nella regione. Sono anche in corso di realizzazione le strutture per trasportare le fonti energetiche dallo Xinjiang al resto della Nazione.

Le possibiltà di svilupo dell'industria petrolifera sono accompagnate dal timore suscitato dall'affermazione di Pechino che ha anche annunciato, negli ultimi mesi, maggiore "severità" nel combattere "il separatismo e l'estremismo religioso" nella regione.

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