16/04/2012, 00.00
CINA – FILIPPINE – USA
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Pechino: "Guerra fredda" le esercitazioni Usa-Filippine nel Mar cinese meridionale

Inizia oggi una serie di esercitazioni navali congiunte fra Manila e Washington, al largo della costa filippina. Impegnati oltre 6mila uomini per 12 giorni. Benigno Aquino precisa di non voler innescare un conflitto, ma Pechino critica la decisione. Editoriali infuocati sui media cinesi, che chiedono azioni decise e prove di forza.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Manila e Washington hanno iniziato oggi una esercitazione navale congiunta al largo della costa filippina, per rafforzare l'alleanza militare fra i due Stati in un periodo di crescenti tensioni nel Mar cinese meridionale (cfr. AsiaNews 11/04/12 Mar cinese meridionale: fronte comune per arginare l'imperialismo di Pechino). Il presidente Benigno Aquino precisa di non voler innescare un conflitto con Pechino per il controllo delle acque che circondano le isole Spratly e Paracel; egli conferma l'intenzione di continuare la via del dialogo per risolvere la situazione di stallo. Tuttavia, la Cina ha già sollevato pesanti critiche per la scelta statunitense di contribuire alle esercitazioni militari che - per il ministro cinese della Difesa - sono prova di una "mentalità da Guerra Fredda".

Le esercitazioni navali congiunte Stati Uniti e Filippine vedono impegnati 6mila soldati e dureranno 12 giorni. Jessie Dellosa, capo delle Forze armate di Manila, sottolinea che esse testimoniano il "deciso sostegno" di Washington, ma non ha voluto fare un riferimento diretto alla Cina e alle tensioni nel Mar cinese meridionale. Egli ha aggiunto che "queste esercitazioni [...] arrivano al momento giusto e danno un beneficio reciproco".

Da tempo Vietnam e Filippine denunciano la crescente aggressività di Pechino, che rivendica ampie porzioni del Mar cinese meridionale, costellato da isolotti pressoché disabitati ma ricchi nel sottosuolo di gas naturali e materie prime. La tensione è aumentata nei giorni scorsi, quando la marina filippina ha cercato di fermare alcuni pescherecci cinesi al largo dell'isola di Luzon. L'intervento di tre navi pattuglia inviate da Pechino ha determinato una situazione di stallo che si è protratta a lungo, con reciproci scambi di accuse di sconfinamento.

Intanto le tensioni marittime sono al centro della cronaca politica in Cina e argomento di dibattito fra intellettuali e ricercatori. Su Hao, direttore del Centro di ricerca Asia-Pacifico presso l'Università cinese per gli Affari esteri, afferma che "gli Stati Uniti intendono mostrare il loro sostegno alle Filippine", ma questo non implica la volontà di "uno scontro diretto immediato con la Cina". Egli aggiunge che "per la prima volta" alle esercitazioni parteciperanno anche Giappone e Corea del Sud e Washington "sfrutta questa opportunità per riunire gli alleati nella regione". Tuttavia, la Cina "ha un diritto legittimo a sviluppare la sua forza navale" e lavorano per "rafforzare la fiducia reciproca" e a "mantenere la pace" nell'area.

Sul fronte cinese vi sono però posizioni più intransigenti, come emerge da un editoriale al vetriolo pubblicato senza firma - espressione quindi della linea del giornale - da Global Times, media filogovernativo in lingua inglese. "È preciso dovere della Cina - si legge nell'articolo - di rafforzare il potere di deterrenza nel Mar cinese meridionale". Pechino "deve adottare" una serie di "azioni decise" per "proteggere i propri diritti" nella contesa con Manila e "dimostrare la propria forza". Il quotidiano bolla come "arrogante" il comportamento delle Filippine, che testimoniano "l'estrema ignoranza nei comportamenti che riguardano le relazioni internazionali". Infine l'invito a non curarsi delle opinioni pubbliche nelle Filippine, nel Vietnam e nel mondo occidentale, perché la Cina non deve mostrare "né panico, né fastidio". 

Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono Vietnam, Filippine, Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area. Nella zona negli ultimi mesi si sono registrati numerosi "incidenti" fra navi - militari o imbarcazioni di pescatori - battenti bandiere diverse.

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