07/04/2016, 15.00
VATICANO
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Per ebrei e cristiani “altro” è non solo il rifugiato, ma anche il perseguitato per la fede

La visione de L’Altro dal punto di vista sia ebraico sia cattolico è stata al centro della XXIII riunione del Comitato internazionale di collegamento cattolico-ebraico. Nel corso dell’incontro si è anche esaminato situazioni nelle quali cattolici ed ebrei “attualmente si trovano nella situazione di essere ‘altri’. L’antisemitismo nei discorsi e nei fatti è riapparso in Europa ed altrove, mentre la persecuzione di cristiani, in misura notevole nella maggior parte del Vicino Oriente ed in parte dell’Africa, ha raggiunto livelli che non si vedevano da tempo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La visione de L’Altro dal punto di vista sia ebraico sia cattolico è stata al centro della XXIII riunione del Comitato internazionale di collegamento cattolico-ebraico (ILC), che si è tenuta a Varsavia dal 4 a oggi. “Altro”, si legge nel comunicato congiunto, diffuso in Vaticano, oggi è in primo luogo il rifugiato, ma l’essere “altri” riguarda oggi sia il ricomparire dell’antisemitismo in Europa ed altrove, sia la persecuzione di cristiani, che ha raggiunto “livelli che non si vedevano da tempo” nella maggior parte del Vicino Oriente ed in parte dell’Africa.

La conferenza, sottolinea il documento, è stata convocata in un “momento storico significativo”, in quanto “il Comitato internazionale di collegamento cattolico-ebraico si è formato quale diretta conseguenza del Concilio Vaticano II e del suo documento profondamente innovativo, Nostra Aetate, il cui cinquantesimo anniversario è stato celebrato e commemorato in ogni parte del mondo; contemporaneamente milioni di persone nel mondo, compresi i cattolici e gli ebrei in molte aree del mondo, sono poste di fronte alle sfide dei rapporti interreligiosi e interculturali”.

“La Polonia è stata una sede appropriata per questo incontro, in quanto essa è stata luogo di realizzazione di alcuni dei più importanti e fecondi sviluppi – dal punto di vista della cultura sia cattolica sia ebraica – ed anche, nel secolo XX, teatro di alcuni tra i più orrendi eventi della storia mondiale. I partecipanti alla riunione, e le istituzioni che essi rappresentano, sono pienamente consapevoli della tensione dinamica che tocca questi due opposti poli, e della nobile sfida che ne deriva per sviluppare oggi criteri di giudizio costruiti a partire dalle lezioni del passato. Essi sono parimenti consapevoli di quanto le dinamiche politiche contemporanee influiscono direttamente sui rapporti dei cattolici e degli ebrei in Polonia e in ogni parte del mondo”.

“L’agenda del dialogo, che si tiene ogni due anni, ha avuto per tema L’Altro nella tradizione ebraica e cattolica: i rifugiati nel mondo di oggi. Allo scopo di fornire una base religiosa ed accademica alle discussioni successive, le sessioni si sono aperte con analisi approfondite delle fonti tradizionali che riguardano la visione de L’Altro dal punto di vista sia ebraico sia cattolico. Ciascun relatore, in conformità con il carattere accademico del suo intervento, ha riconosciuto la tensione dialettica tra universalità e particolarità entro ciascuna delle due tradizioni, sottolineando l’importanza e l’integrità morale che sono componenti essenziali per accogliere L’Altro secondo l’autocomprensione delle rispettive tradizioni. Le presentazioni, e la discussione che ne è seguita, hanno precisato che le nostre rispettive Scritture sacre ci forniscono un modello di riferimento per affrontare urgenti problemi sociali come l’odierna crisi dei rifugiati. In risposta ai comandamenti religiosi ebraici e cristiani, la conferenza ha trattato l’attuale crisi di rifugiati che tocca gran parte dell’Europa, riconoscendo le tensioni tra l’obbligo di amare lo straniero con la sua dignità in quanto creato a immagine di Dio da una parte, e dall’altra il riguardo dovuto alla sicurezza e alla preoccupazione per il cambiamento”.

Nel corso dell’incontro si è anche esaminato situazioni nelle quali cattolici ed ebrei “attualmente si trovano nella situazione di essere ‘altri’. L’antisemitismo nei discorsi e nei fatti è riapparso in Europa ed altrove, mentre la persecuzione di cristiani, in misura notevole nella maggior parte del Vicino Oriente ed in parte dell’Africa, ha raggiunto livelli che non si vedevano da tempo. I partecipanti hanno sottolineato che l’antisemitismo è una realtà che assume varie forme, un pericolo non solo per gli ebrei ma anche per gli ideali democratici, e che per combatterlo sono necessari programmi educativi aggiornati e rinnovati. Essi hanno osservato che la persecuzione di cristiani ha avuto di anno in anno un incremento dal 2012 al 2015, riconoscendo l’obbligo nel rendere presente alla coscienza del mondo questo problema, e la responsabilità morale nel dar voce a coloro che non hanno voce.

I partecipanti, quale riconoscimento dell’indiscutibile storicità della Shoà e del suo significato, hanno reso visita al campo di sterminio di Treblinka. Durante la cerimonia commemorativa delle vittime, le autorità hanno affermato il loro impegno a non permettere mai che tale tragedia venga dimenticata, né a consentire che al mondo un’altra volta si compia una simile negazione della dignità di ciascun essere umano, a qualunque razza, religione o popolo appartenga”. La conferenza ha anche messo in luce “l’esperienza polacca di transizione dal comunismo, con la sua repressione, alla libertà di riflessione e di espressione della fede religiosa in una nuova società”.

“In continuità con il percorso dell’ILC durante 45 anni dalla sua istituzione, i rappresentanti hanno riaffermato il loro permanente impegno per un dialogo aperto e costruttivo, quale modello di comprensione interreligiosa ed interculturale nel mondo, soprattutto nei confronti delle autorità religiose delle comunità musulmane. Essi hanno parimenti riespresso il loro proposito di collaborare per affrontare i bisogni che affiorano nelle loro comunità dovunque si trovino, e per comunicare i loro messaggi trascendenti ad un mondo così profondamente bisognoso delle affermazioni genuine e premurose proposte dalle loro due tradizioni religiose”.

 

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