20/09/2006, 00.00
INDONESIA
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Per i tre indonesiani condannati a morte si spera solo in un miracolo

Appello dell'ultima ora dal vescovo di Manado: un miracolo può accadere, dobbiamo pregare. Il presule ribadisce l'iniquità della sentenza capitale contro Tibo e compagni e ammette che la situazione negli ultimi giorni "è cambiata".

Palu (AsiaNews) – Prega "ancora per un miracolo" il vescovo di Manado, mons. Jospeh Suwatan, mentre si avvicina la fucilazione dei tre cattolici indonesiani condannati a morte a Palu, provincia di Sulawesi centrali. A poche ore dall'orario previsto dell'esecuzione, intorno alla mezzanotte, Tibo e i suoi due compagni hanno potuto avere un incontro con un confessore. 

In un'intervista ad "Aiuto alla Chiesa che soffre", opera di diritto pontificio impegnata a difesa della libertà religiosa nel mondo, il presule non nasconde di continuare a sperare che a Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwa venga salvata la vita. I tre, ritenuti colpevoli di scontri interreligiosi durante il conflitto di Poso nel 2000, dovevano essere fucilati già lo scorso 12 agosto, quando all'ultimo momento l'esecuzione è stata rimandata, in seguito alle forti critiche internazionali e all'appello del Papa.

Il vescovo di Manado, diocesi in cui rientra Poso, ricorda le procedure illegali che hanno caratterizzato il processo ai tre cattolici, come l'indifferenza dei giudici di fronte all'esistenza di nuovi testimoni e di alibi, che scagionavano gli imputati. "Condanniamo questa esecuzione – dichiara mons. Suwatan – e continuiamo a dire che ci sono nuove prove e che c'è bisogno di più tempo per cercare la verità". "Un miracolo potrebbe accadere, per questo dobbiamo pregare".

Nonostante la speranza il presule vede con chiarezza che "la situazione rispetto a un mese fa è molto cambiata". Secondo il vescovo, la rabbia degli estremisti per il discorso del Papa in Germania, non placata neppure dai chiarimenti del pontefice a riguardo, ha aumentato le pressioni da parte di chi vuole Tibo e compagni morti. Inoltre, le autorità sembrano ben intenzionate "a risolvere la questione prima dell'inizio del Ramadan".

Se portata a termine, la sentenza capitale contro i tre cattolici rischia di accendere nuovi scontri interreligiosi nella provincia. Migliaia di poliziotti sono già dispiegati nei luoghi più sensibili, mentre continuano le proteste e le manifestazioni di preghiera.

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