05/11/2010, 00.00
CINA
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Per il 2011 la Cina conferma i tagli nella vendita delle terre rare

Pechino annuncia il mantenimento degli attuali bassi livelli di esportazione, per ragioni ecologiche e per preservare le scorte. Preoccupazione delle ditte mondiali, che chiedono al G20 di affrontare il problema. Occorreranno anni per raggiungere analoga produzione dagli altri Paesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina nel 2011 “manterrà l’attuale livello di esportazione delle terre rare”, minerali necessari per l’elettronica, l’alta tecnologia, l’energia pulita, le comunicazioni a fibre ottiche e per radar e missili. Lo ha annunciato oggi il ministro cinese al Commercio Chen Deming, precisando che la questione non ha collegamenti politici ma è una scelta necessaria per preservare l’ambiente e le scorte.

Peraltro non ha chiarito quale livello sarà mantenuto, considerato che nel 2010 la Cina ha ridotto la vendita all’estero di questi minerali del 40% ma a luglio c’è stato un -72%. Ieri Yao Jian, portavoce del ministro del Commercio, aveva invece annunciato ulteriori tagli.

Il Paese ha circa il 36% dei giacimenti conosciuti di questo gruppo di 17 minerali, che hanno proprietà di magnetismo, luminescenza e altre. Ma per decenni ha sopperito al 97% del fabbisogno mondiale, vendendo a prezzi bassi e provocando l’abbandono dello sfruttamento dei giacimenti in altri Paesi. L’improvvisa e non annunciata riduzione del 2010 ha fatto temere che Pechino voglia usare il suo ruolo dominante per favorire le industrie nazionali. Anche perché la fornitura verso il Giappone appare essere ancora diminuita dopo che è esplosa la polemica per le Isole Senkaku contese tra i due Stati.

Circa 40 maggiori gruppi imprenditoriali che ne fanno uso, come l’Alliance of Automobile Manufactures, la Consumer Eletronics Association, Businesseurope e altri, hanno chiesto ai governi che la prossima settimana partecipano al summit G20 a Seoul di trattare la questione come “massima priorità”. Il timore è un’improvvisa mancanza dei minerali che nel breve termine potrebbe condizionare la produzione, come pure bloccare l’innovazione tecnologica e la ricerca per energia pulita.

Peraltro l’improvviso taglio ha fatto aumentare il prezzo di oltre 7 volte negli ultimi 6 mesi, per cui stanno riprendendo la ricerca e l’estrazione di giacimenti finora ritenuti non convenienti. Gli Stati Uniti hanno circa il 13% delle riserve mondiali e il Pentagono ha già comunicato che non ci saranno conseguenze sulla sicurezza del Paese. Ha anche stimato che per il 2013 l’esportazione mondiale sarà tornato agli attuali livelli.

Questi minerali sono stimati essere presenti da mezza tonnellata circa per quelli più rari a decine di migliaia di tonnellate di altri come lantanio e ittrio. Secondo fonti cinesi, nel 2008 Pechino ha estratto oltre 120mila tonnellate di terre rare. Per il loro uso si va dai pochi milligrammi degli apparecchi laser a qualche chilo per gli autoveicoli ibridi. In un normale computer si stimano esserci terre rare per un valore di circa 60-90 centesimi di euro.

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