08/03/2011, 00.00
MEDIO ORIENTE
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Per il mondo arabo la sfida più grande è dare potere alle donne

Presenti a decine di migliaia nelle piazze della rivolta, le donne mediorientali alla ricerca di una parità che questa società conosce e riconosce molto poco. Per la Giornata, in Arabia Saudita si parla di necessità della loro partecipazione. Uno studio sottolinea lo scarso peso che hanno nella vita economica di tutta la regione
Beirut (AsiaNews) – In jeans e maglietta o in chador, a decine di migliaia le donne hanno preso parte attiva alle rivolte che in queste settimane stanno agitando la gran parte del mondo arabo. Alle rivendicazioni di libertà contro regimi autoritari, se non dittatoriali, la presenza femminile aggiunge una richiesta di riconoscimento di una parità che questa società conosce e riconosce molto poco. “Dare potere alle donne, la sfida più grande” dice oggi una nota di Arab News, il quotidiano saudita vicino alle posizioni “riformatrici” di re Abdullah, che intitola “Non cercate di controllare le nostre vite” un’intervista con una studentessa universitaria.
 
“Bisogna - scrive il giornale - incrementare serie riforme e porre in opera politiche serie, cosicché le donne saudite possano finalmente contribuire allo sviluppo della nazione. Le donne costituiscono la metà della popolazione – esattamente il 57%. Senza la loro partecipazione, l’Arabia Saudita continuerà ad andare a rilento dietro al resto del mondo”
 
Cosa non facile in un Paese nel quale ogni donna deve avere un “guardiano”: padre, marito, fratello o un altro familiare maschio dal quale dipende. E’ colui che le sceglie l’eventuale istruzione, il lavoro e il marito, la “scorta” quando esce di casa e, se deve andare all’estero, l’accompagna all’aeroporto dove deve firmare il suo permesso di espatrio.
 
Ma anche in altri Paesi, dove la condizione della donna è meno drammatica, come in Giordania, si lamentano disuguaglianze. Anche il Jordan Times parla di “sfide formidabili” sulla condizione femminile e scrive che la partecipazione delle donne all’attività economica è “drasticamente” bassa, rappresentando, l’anno scorso, il 14,3 %, contro il 63,2% degli uomini, e ciò malgrado il 51% dei laureati siano donne.
 
Lo stesso quotidiano cita una ricerca del Phoenix Centre for Economic and Informatics Studies (PCEIS), secondo il quale la partecipazione delle donne, che rappresentano il 48,5% della popolazione, nel mondo arabo e nei Paesi del Terzo mondo, arriva solo al 20% delle attività economiche, mentre nei Paesi sviluppati la percentuale è del 50%.
 
Per quanto più specificamente riguarda la Giordania, uno studio della Social Security Corporation elaborato per la Giornata della donna, evidenzia come le lavoratrici rappresentino solo il 37% dei dipendenti del settore pubblico e solo il 14% di quello privato.
 
Alle voci di protesta, si unisce qualche iniziativa. Così, in Qatar, la RasGas annuncia il programma Tamkeen al-Mar’at per la promozione dello sviluppo professionale delle donne delle comunità della parte settentrionale del Paese.
 
Ma soprattutto, “le donne sono più forti quando sono capaci di tenere la testa alta e credere in se stesse, nelle proprie capacità ed educazione”, afferma da Dubai Hessa Lootah, docente all’università degli Emirati arabi uniti, intervistata da Gulfnews. (PD)
  
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