23/11/2009, 00.00
VIETNAM
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Per la prima volta il governo vietnamita permette di pubblicare una raccolta di inni

di J.B. An Dang.
Presentato il primo volume dell'opera, che raccoglie 500 testi sacri. La mancanza di un innario ufficiale ha provocato, a volte, modificazioni amche profonde dei testi originali. Nuovi canti, inoltre, in taluni casi usano espressioni moderne e perfino il dialetto.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Per la prima volta i vescovi vietnamiti hanno avuto il permesso del governo di pubblicare una raccolta di inni sacri (nella foto). L’iniziativa è stata presentata nel corso della settimana dedicata alla Conferenza di musica sacra da mons. Paul Nguyen Van Hoa, che guida lo specifico Comitato della Conferenza episcopale, la settimana scorsa a Ho Chi Minh City.
 
Il primo volume della raccolta contiene 500 inni – scelti tra i 4mila più amati – è stato accolto dal fragoroso applauso rivolto al gruppo di una dozzina di sacerdoti, musicisti e direttori di cori che hanno raccolto i canti, composti dall’inizio della musica di chiesa fino all’unificazione del Vietnam, nel 1975. Il secondo volume dovrebbe essere presentato entro la fine del giubileo della Chiesa vietnamita, che terminerà nel gennaio 2011.
 
Finora i cattolici non avevano potuto pubblicare una raccolta dei loro inni, a causa della abituale vigilanza della censura sulla musica, la dura politica religiosa e ostacoli burocratici. La mancanza di un innario ufficiale ha spinto diverse comunità a comporre propri canti, alcuni dei quali non hanno corrispondenza teologica. “Preoccupa anche il linguaggio usato in alcuni casi”, ha detto Peter Minh Tran, uno dei partecipanti alla Conferenza. “Alcuni autori – ha spiegato – sono così attenti alla ‘modernizzazione’ da usare terminologia contemporanea e persino il dialetto”. Secondo me, invece, il linguaggio degli inni deve essere quello della preghiera, trasparente e comprensibile”.
 
Mons. Paul Nguyen rivela che già in passato il Comitato di musica sacra aveva invitato gli autori di inni a sottoporre le composizioni al suo esame, ma la mancanza del permesso governativo a pubblicare un innario aveva fatto ignorare la richiesta.
 
La mancanza dell’autorizzazione e anche quella di fondi avevano spinto i cori parrocchiali a usare abitualmente testi scritti a mano, a volte con radicali cambiamenti rispetto ai versi originali, rendendoli lontani dalle intenzioni dei loro autori..
 Lo stesso padre Nguyen sottolinea che la nuova raccolta comprende solo canti antichi, ben noti e amati. Alcuni sono antichi di oltre un secolo e il Comitato ha speso più di quattro anni per raccoglierli nella loro forma originale.
 
Una studentessa universitaria, Marie Pham, sottolinea invece come in alcuni casi le parole di alcuni antichi inni possano essere modificate per renderle più comprensibili, a causa dell’evoluzione del linguaggio e per adeguarli al contesto. La Pham porta ad esempio quanto accaduto durante le proteste della parrocchia di Thai Ha, quando “abbiamo cambiato le parole di un inno ben conosciuto. Ogni volta che lo cantavamo, eravamo così commossi…”. Il passo al quale la studentessa si riferisce, nella sua forma originale dice: “Madre nostra, abbi pietà della nostra nazione. Nubi di guerra distruttiva si delineano su tutto il nostro Paese”. E’ stato cambiato in “Made nostra, abbi pietà della nostra nazione. L’ingiustizia infuria su tutto il Paese”.
 
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