03/01/2008, 00.00
CINA
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Per le condanne a morte Pechino sceglie l’iniezione letale: “è più umana”

Il Paese non pensa di abolire la pratica dell’esecuzione capitale. Secondo personalità del Partito, vi sono almeno 10 mila esecuzioni all’anno. E un florido commercio di organi dei condannati.

Pechino (AsiaNews) – La Cina non pensa di cancellare il sistema delle condanne a morte, ma vuole riformarlo: userà l’iniezione letale invece che il colpo di pistola. Lo ha detto Jiang Xingchang, vice-presidente della Corte suprema, in una dichiarazione al China Daily di oggi. L’iniezione letale “è considerata più umana e sarà usata in tutti i tribunali intermedi”.

L’esecuzione con iniezione è stata introdotta in Cina ne 1997, ma tuttora il metodo più comune per uccidere il condannato è l’uso di armi da fuoco.

La Cina detiene il primato nelle esecuzioni capitali. Nel 2007, su 1591 condanne davanti a un plotone di esecuzione, almeno 1010 sono state eseguite in Cina.

Dal novembre 2005 Pechino ha ristrutturato il sistema delle condanne a morte, avocando alla sola Corte suprema il diritto di comminarle. Questo ha portato a una riduzione del numero di condanne a morte ufficiali, sebbene personalità del Partito affermino che nel Paese si eseguono 10 mila condanne a morte ogni anno.

La Cina non pensa comunque ad abolire l’esecuzione capitale. Xiao Yang, presidente della Corte suprema, ha dichiarato al China Daily che “non possiamo parlare di abolire la condanna a morte in astratto, senza considerare realtà fondamentali e le condizioni di sicurezza sociale”. Egli ha spiegato che la maggioranza dei cinesi ha una mentalità da “occhio-per-occhio”.

Attualmente la Cina condanna a morte per crimini che vanno dall’evasione delle tasse, alla corruzione, allo spaccio di droga, all’omicidio.

Jiang Xingchang ha fatto notare che l’uso dell’iniezione letale è stato ben accolto “soprattutto fra i condannati a morte e gli stessi familiari”.

Organizzazioni per i diritti umani affermano che l’uso delle iniezioni letali è più utile alla Cina per il commercio degli organi legato alle condanne a morte. L’iniezione danneggia meno gli organi da vendere.

Nel 2006 la Società britannica per i trapianti (Bts)  ha denunciato che vi sono "prove sempre maggiori” sul fatto che “in Cina gli organi di chi ha subito la pena capitale sono utilizzati per trapianti senza il previo consenso del detenuto o della sua famiglia".

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