18/06/2021, 11.07
TAGIKISTAN-CINA
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Persecuzione degli uiguri: Dušanbe denunciata per appoggio a Pechino

di Vladimir Rozanskij

Prove presentate alla Corte penale internazionale. Restituiti ai cinesi gli uiguri che cercano rifugio nell’ex repubblica sovietica. Finirebbero poi nei campi di concentramento dello Xinjiang. La triangolazione con la Turchia. In cambio i tagiki hanno ottenuto un prestito per costruire un’autostrada tra la capitale e il confine con la Cina.

Mosca (AsiaNews) – Gli avvocati di alcuni profughi uiguri hanno presentato ieri un dossier di denuncia alla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia. Con molte prove, il documento dimostra che il governo tagiko collabora con la Cina nella repressione della minoranza turcofona di fede islamica.

Dušanbe restituisce a Pechino molti uiguri che cercano rifugio in Tagikistan. I richiedenti asilo rimpatriati vengono arrestati e inviati nei “campi correzionali” dello Xinjiang, dove oltre un milione di cittadini musulmani sarebbero detenuti per essere “rieducati”.

La denuncia è stata pubblicata da Radio Azattyk, secondo la quale gli avvocati documentano non solo la collaborazione dei tagiki, ma anche di altri Paesi come la Cambogia. La Cina non riconosce l’autorità della Cpi, a cui fanno riferimento circa 80 Stati dell’Onu; Pechino continua a sostenere che i campi di cui si parla sarebbero solo dei centri di “istruzione professionale”, senza alcuna forma di violenza nei confronti di coloro che vi prendono parte.

Secondo gli attivisti kirghisi per i diritti umani, rappresentati dagli avvocati presso la Cpi, nei campi viene invece realizzato l’isolamento forzato di uiguri, kazaki, kirghisi e altre minoranze islamiche, come i cinesi di etnia Hui. In questo modo, il governo cinese mette in atto un’aggressiva politica di sradicamento dell’Islam dal proprio territorio e da quelli circostanti.

Il Tagikistan e la Cambogia fanno parte invece della Cpi, e per questo sono state denunciati, come spiega Rodney Dixon, uno degli avvocati dei profughi uiguri rimpatriati illegalmente in Cina. Proprio il Tagikistan sarebbe uno degli Stati dove le prove di tali violazioni sarebbero più palesi, permettendo la presentazione di una causa con basi solide. Alla denuncia si è unito anche il governo in esilio del Turkestan orientale, regione che si riferisce a parte del territorio tagiko e dello Xinjiang, secondo l’antica denominazione persiana, chiamato in alcune fonti antiche anche Uiguristan, Mogulistan o Kashgarja.

Nel testo della denuncia si afferma che “i membri dell’Ufficio per la sicurezza sociale della Cina che si trovano in Tagikistan affidano alla polizia locale il compito di effettuare retate nei quartieri dove vivono e lavorano i profughi uiguri”. Trattengono coloro che non hanno tutti i documenti in regola, che vengono quindi rimpatriati con la forza in Cina a gruppi di 10 persone per volta, “cercando di non attirare l’attenzione della comunità internazionale”.

Secondo la denuncia, negli ultimi 10 anni il numero dei profughi uiguri in Tagikistan si è ridotto da 3mila a circa 100: la maggior parte è stata deportata tra il 2016 e il 2018. Il Tagikistan avrebbe aiutato i servizi segreti cinesi a organizzare l’estradizione dei profughi uiguri anche dalla Turchia, offrendo le basi logistiche per queste operazioni. Si cita il caso di una donna, Zinettgul Tursun, rimpatriata nel 2019 con le due figlie piccole dal territorio turco alla Cina attraverso il Tagikistan. Fermata nella città turca di Izmir, Tursun sarebbe stata imbarcata sul volo Istanbul-Dušanbe. Due passeggeri tagiki avrebbero notato la madre con le figlie, per poi testimoniare di averla vista consegnata alla polizia cinese all’arrivo nello scalo di Dušanbe.

In cambio, e forse anche per favorire i trasferimenti delle persone indesiderate, il governo cinese ha concesso a quello del Tagikistan un credito di 171 milioni di euro per la ricostruzione e l’ammodernamento dell’autostrada che unisce Dušanbe a Chorug, città montana del Pamir, fino al passo Kulma (oltre 4mila metri di altezza) al confine con la Cina.

Il progetto è stato annunciato il 16 giugno alla Camera bassa del Parlamento nazionale dal ministro dei Trasporti tagiko, Azim Ibrohim. I lavori verranno effettuati da una compagnia cinese; il trasporto di materiali attraverso il nuovo varco non sarà sottoposto a dazi doganali. Il ministro non ha precisato quanti specialisti o semplici operai verranno dalla Cina per i lavori, a cui saranno destinati con ogni probabilità diversi lavoratori tagiki. La tratta Dušanbe-Kulma è fondamentale per i rapporti commerciali tra Cina, Tagikistan, Kirghizistan e Afghanistan.

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