24/09/2009, 00.00
SRI LANKA
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Pescatori dello Sri Lanka da 6 mesi in prigione in India

di Melani Manel Perera
New Delhi tiene bloccate le nove imbarcazioni ed i loro equipaggi accusati di violazione delle acque territoriali indiane. I familiari dei pescatori lamentano l’inerzia del governo di Colombo. Alcuni affermano di aver anche pagato una cauzione di 5mila rupie per la liberazione mai avvenuta.
Negombo (AsiaNews) - Restano bloccati in India i 51 pescatori dello Sri Lanka arrestati sei mesi fa nelle isole Andamane e Nicobare. Sono sotto la custodia delle autorità di New Delhi dall’8 marzo con l’accusa di aver violato le acque territoriali indiane. A impedire il loro ritorno a casa è l’annosa polemica tra New Delhi e Colombo per i continui sconfinamenti dei pescatori srilankesi che irritano innanzitutto i governi degli Stati indiani costieri e delle isole della Baia del Bengala.
 
I familiari dei 51 accusano il governo dello Sri Lanka di inerzia e premono sul Ministero della pesca che però afferma di aver bisogno di ancora due settimane per ottenere il rilascio. Lional Fernando, uno dei parenti dei pescatori arrestati, afferma ad AsiaNews che “i proprietari di cinque delle nove barche sequestrate hanno già pagato una cauzione di 5mila rupie (70 euro) per ognuno dei 25 membri degli equipaggi. Si aspettavano la loro liberazione per venerdì scorso, ma restano detenuti”.
 
Per le famiglie dei pescatori (nella foto) il perdurare della prigionia dei parenti non è solo fonte di angoscia, ma anche motivo di seri problemi economici. La pesca è la loro unica fonte di sostentamento e l’assenza prolungata di mariti e figli sta aggravando le loro condizioni di povertà.
 
Herman Kumara, segretario generale del World Forum for Fisher People (Wffp) e responsabile del
National Fisheries Solidarity movement (NAFSO) dello Sri Lanka, spiega che il problema principale “è la mancanza di una politica per utilizzare in maniera sostenibile il nostro mare”. Secondo il rappresentante del Nafso, vicende come quelle dei pescatori arrestati nelle Andamane continueranno a ripetersi se il governo di Colombo non definirà una linea politica chiara che sostenga l’attività dei piccoli pescatori dell’isola.
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